sabato 27 dicembre 2014

SONO STUFA

Riemergo dal dolore, dall’umiliazione, dall’inutilità dell’ultimo ricovero ospedaliero.
Di nuovo i volontari color arancio, bugiardi e pietosi,  e la sirena che ricorda la guerra, di nuovo le vene che si spezzano appena ti infilano un ago, facendoti sbocciare fiori viola sulla pelle…
Di nuovo quell’esortazione: “Apri gli occhi, come  ti chiami, che giorno è oggi? Di quale mese, di quale anno?”
Non rispondo, faccio una fatica terribile a parlare, non sopporto quella voce che non è la mia, quella voce spezzata, rauca,  non sopporto gli aghi, le mani fredde che mi spogliano, il cigolio della barella che mi porta a fare la Tac… La vita mi va già così stretta, perché infilarmi in quell’imbuto che mi toglie l’aria, mette a nudo il mio cervello e fa scoprire soltanto nuove magagne?
“Lasciatemi dormire!”
“Allora parla! Laura, come sta?”
“Non collabora…  E’ confusa?”
“Sono stufa… “
Se ne avessi la forza, balzerei  giù da quella barella e me ne tornerei a casa, ma, ma la forza non c’è, non riesco nemmeno a sollevare un braccio. Poi, dopo dieci giorni di ospedale, le prime ammissioni gettate lì, con indifferenza simulata: “Troppi farmaci, posologia troppo alta… Stia tranquilla, questa volta non è un ictus.  Forse non è nemmeno Parkinson…"
Ritrovo con la rabbia un filo di voce per chiedere: “Allora, cos’è?”
“Ovviamente un Parkinsonismo… “
“Ovviamente?!”, dopo undici anni di malattia?
“Che tipo di Parkinsonismo?”
“Paralisi sopranucleare progressiva? Atrofia multi sistemica o… Saperlo!

Mi dimettono per farmi passare il Natale a casa, nella lettera di dimissione fioriscono i “forse”, di sicuro c’è solo un elemento: la riduzione di un farmaco è  abbondantemente compensata dall’introduzione di altri farmaci. Posologia? Dosi alte, naturalmente…