mercoledì 1 ottobre 2014

Matteo, facci volare...

Ieri l’ho ascoltato con attenzione, massima attenzione, chiedendomi: “Perché affascina e convince, se non tutti, molti tra coloro che lo ascoltano?!”
Parlo di Matteo Renzi, il Matteo nazionale. Intelligenza fulminea, precede a volte il suo interlocutore rubandogli la domanda prima che l’altro l’abbia formulata, se e quando fa un errore si corregge prima di essere corretto e ci fa pure su una battuta. Snocciola dati e sicurezze, esibisce il suo sorriso da castoro, che piace tanto alle mamme, sprizza energia e un filo di arroganza, che piace tanto alle donne, promette non un cambiamento, ma il cambiamento: quello epocale, capace di modificare il volto del Paese. Ma anche Monti  e i 5Stelle… Tutti hanno parlato di cambiamento.
E allora? Quali corde toccano le sue parole, soprattutto nei giovani?
Il Matteo è abile, non c’è che dire, ma non vince solo stressando chi lo ascolta con la raffica delle parole: convince perché promette di esaudire desideri, desideri non bisogni. Soddisfare bisogni è di tutti…  E’ questo il compito dei politici: identificarli, i bisogni, e poi, almeno in parte, dar loro una risposta. Ma se il bisogno è concreto, chiaro, ineludibile e, certamente, non sorprendente, il desiderio è volo d’aquila, non svolazzo di gallina starnazzante. E’ sogno…
Renzi promette di esaudire i sogni: i sogni di grandezza di un popolo che si è andato facendo sempre più piccolo, più arruffone, maldestramente ladro.
L’articolo 18? Non tutela poco, ma pochi.
Bene, allora estendiamone l’applicazione a tutti i lavoratori – proponiamo noi, poveri tapini, e non soltanto ai dipendenti che fanno capo alle imprese che soddisfano determinati  requisiti. Ma il Matteo vola alto, ripeto, lui vuole di più: vuole imprenditori che possano licenziare e dipendenti che, diventati disoccupati, debbano gravare sulle spalle (e sul bilancio) dello Stato. Vuole professori felici, alunni strafelici, malati pimpanti, vecchietti  e vecchiette canterini, un popolo in marcia, dietro al suo pifferaio magico, diretto al paese di Bengodi sotto una cascata di stelle e fuochi d’artificio che inondi anche giudici, imputati e politici. Vorrebbe anche la Camusso a suonare la tromba e Landini al piffero, ma loro non ne vogliono sapere. Non concertazione per stabilire stitici accordi (lì si suona sempre la stessa musica), ma concerti, concerti veri per allietare con la musica il popolo dei lavoratori. 
Peccato che per realizzare tutto questo ci vogliano soldi, molti soldi. No problem – assicura il Renzi, recupereremo le risorse necessarie dalla lotta all’inflazione, dalla gestione ottimale della spesa, dalla riduzione dei benefici concessi a pochi a danno di molti…  Berlusconi sorride, benevolo, Alfano approva, Marchionne, stimatissimo da Monti, riceve il plauso pure da Renzi…
Ahahahahahahahah, rido, ma è un riso amaro.

Monotona, la Storia si ripete. Ai tempi di “Mani pulite”sui muri di una casa, a Milano, qualcuno scrisse “Di Pietro facci volare”. Italia, paese di santi, navigatori, poeti e... sognatori. O furbi?