In questo momento (in particolare) è sulle
donne che si regge il Paese. Questo invisibile esercito senza bandiera, senza
fanfara e senza uniforme, sparpagliato su tutto il territorio nazionale, ha
piegato ancora un po' di più la schiena e... tira avanti! La sveglia
posizionata un'ora prima del solito, il sugo e le polpette cucinati
sbadigliando, un occhio al fornello e uno all'orologio, mentre la notte
sbiadisce e il chiarore dell'alba accende la cucina di colori. Il sugo pronto
costa caro e la carne tritata sempre carne è... Bisogna fare i conti con la
spesa che costa sempre di più. Bisogna fare come Renzi per "quadrare" il
magro bilancio familiare: tagliare, tagliare e ancora tagliare!
"Come fai a spendere così poco?"
chiedono le donne senza figli, quelle che si sono date alla carriera, quelle
che guadagnano (quasi) come gli uomini, e qualche volta sembrano essere state
costrette a dimenticare a casa - come l'ombrello in un giorno di pioggia - la
loro femminilità, ma sono comunque poche, troppo poche per contare ai
fini di una statistica seria perché "costituiscono l'eccezione che
conferma la regola". Quella regola che ci vede - soprattutto in periodi di
crisi come quello che stiamo vivendo - ben lontane, in tutti campi, dalla
parità.
"Come faccio a spendere così
poco?" La risposta è immediata: "Non compro nulla" e poi, dopo
un secondo di ripensamento, quell'aggiunta "per me!" Perché per i
figli, per soddisfarne oltre i bisogni anche i desideri, le madri si
scannerebbero.
Il livello medio di produttività della
donna italiana soddisferebbe sia Mario Monti sia - udite, udite - l'insaziabile
pretenzioso Marchionne! Lavoriamo, se e quando ci venga concesso, e
"stiamo a casa" ( la mia mamma lavora, e la tua? La mia no, "sta
a casa"). Casa, dolce casa, dove non smettiamo di trafficare,
limitandoci soltanto a farlo gratuitamente, come si trattasse di
uno "straordinario" quotidiano, non pagato e senza limiti di orario.
Prima (al tempo delle nostre mamme e nonne) in silenzio; ora - grazie a Dio, ma
soprattutto al femminismo - protestando, sbraitando e, ogni tanto, incrociando
le braccia. Arrabbiate, ma mai abbastanza.
Eppure gli imprenditori preferiscono, a
parità di bravura, i nostri colleghi maschi, soprattutto quando entra in ballo
la carriera. Non si sa mai, le donne potrebbero restare a casa, giustificate da
quella "malattia" che è la maternità per tornare sì in azienda dopo
qualche mese, ma rincitrullite: non si sa quanto dalla stanchezza per le notti
perse, quanto da quell’inaspettata tenerezza che ci fa ritrarre le unghie.
Quelle che servono per fare carriera. Che poi non tutte vorrebbero farla (la
carriera) ma ci piacerebbe poter scegliere. Avere - hanno creato anche un
ministero - pari opportunità. Sarebbe bello e sarebbe giusto se un destino
biologico non diventasse, automaticamente, destino sociale!
Sarebbe bello e sarebbe giusto se quella
parola, eguaglianza, richiesta a gran voce dal Paese, comprendesse anche la parità
tra i sessi, che ancora è ben lungi dall'essere stata conquistata. Stesse
opportunità di lavoro, stessi stipendi, servizi sociali a disposizione delle
donne per assistere anziani e bambini - senza allungare il lavoro delle
donne/nonne - ben oltre qualunque accettabile limite d'età. E' usurante
anche il doppio/triplo lavoro femminile!
Qualcuno/a ha sentito Renzi e il suo
governo accennare alla questione femminile? In termini “seri”, non
sdolcinati e miranti soltanto a “tenere calmi gli indigeni”?