lunedì 14 luglio 2014

Amore e guerra. Perché, perché mio Dio, gli uomini scelgono sempre la guerra?
Foto: MAKE LOVE NOT WAR!

Il puzzle del corpo e delle cure


«Perché porti quella borsa così scomoda? Troppo grande, troppo elegante!»
Sì, è troppo grande per le sue spalle, ma una cosa ormai è certa: tutto è "troppo" per lei. Anche due mele da trascinare in un sacchetto di plastica, anche quattro passi da fare al posto di due.
«E' bella» lei borbotta…
«Con la tuta?»
«Sì» ripete.
Al di là degli ospedali e degli studi medici, quali altre occasioni sociali ha o potrebbe avere per usare una borsa come quella? Ormai il suo cammino è solo quell'andare lento per ospedali, case di cura e ambulatori in una sorta di "pellegrinaggio delle sette chiese" a elemosinare briciole di speranza e a ricevere pagnotte di salata disperazione.
Sua sorella alza un sopracciglio.
«Fa a pugni… »
Allora  è adatta a lei - pensa perché anche lei fa a pugni con la vita.
«Sentiamo anche questo» sospira sua sorella
"Questo" è il neurochirurgo. Dopo il fisiatra, il radiologo, l'ortopedico, il podologo e il neurologo è arrivato il suo turno.
«Si parte!» esclama lei, falsamente garrula; no, non per le vacanze natalizie.
Dato il campo in cui opera, il medico in questione è sapientemente spiritoso e simpatico, ottimista a oltranza. Farina del suo sacco o corso all'americana sul pensare/comunicare positivo?
E' sicuro di sé. Lei tenta d'impostare un dialogo serio senza riuscirci. Lui liquida il Parkinson (e le altre patologie che lei colleziona) con lo stesso gesto con cui allontanerebbe una zanzara, rammentandole che si occupa, solo e rigorosamente, di interventi alla colonna vertebrale. Già, per lui lei è solo una colonna vertebrale accartocciata su quella scomoda sedia, una colonna vertebrale inoperabile... in caduta libera. Si potrà ricorrere unicamente, per attutire la sofferenza che le arpiona schiena e gambe, alla "terapia del dolore", sperando che, nel suo caso, possa essere efficace. Vorrebbe saperne qualcosa di più...
«E' dolorosa?»
«No»
Allora per quale  motivo fanno un'anestesia?
«Se funziona, quanto dura l'effetto?»
«Un giorno, una settimana, un mese… o più. Dipende»
«Da cosa?»
Sorride, the doctor, e si alza. Non risponde…
Lei è la solita ottusa: la terapia algica è di competenza dell'anestesista, non del neurochirurgo.
E' passato un anno dalla comparsa del dolore. Un anno per fare una diagnosi. Ossa di cristallo e muscoli di piombo si sono alleati per rendere sempre più arduo e doloroso il suo cammino Si trascinoafuori dallo studio. Nell'abituale labirinto che caratterizza quelle prigioni del dolore che sono gli ospedali, vaga alla ricerca degli ascensori, dell'anestesista, dell'uscita...

Fuori nuvole scure rinserrano il sole, affogano la speranza... La lascia andare, tanto non cambia il futuro...