lunedì 16 giugno 2014

Parkinson e dolore dell'anima

Io, vecchia signora malata, oso dire di aver acquisito almeno una certezza: alla base della mia malattia, questo scimmia maledetta che mi segue aggrappata al collo da ormai dieci anni, c'è il dolore, ma non quello del corpo, il dolore dell'anima. Mi rivolgo alla platea (numerosa) dei parkinsoniani che ho avuto modo di conoscere tramite Facebook. Chi di noi - e la sottoscritta è tra questi - non ha minuziosamente descritto la disperazione vissuta al momento della diagnosi e non ha suggerito modi per imbrigliarla, contenerla, trasformandola addirittura (ma correttamente) in fonte ispiratrice di capacità creativa, "terzo occhio" di osservazione sul e del mondo, e via discorrendo. Noi parkinsoniani siamo sicuramente fantasiosi, ma quanti di noi hanno puntato il dito sul "dolore di prima"?
In quella drammatica visita conclusasi con una diagnosi che ci è piombata addosso come una ghigliottina, quale medico ci ha chiesto: "Ma lei, signor/a Pinco palla, come sta? E' serena, mediamente soddisfatta del suo lavoro? Che rapporto ha con il suo compagno, con i figli? " C'è qualcuno tra questi illustri clinici che abbia osato chiedervi: «Lei vive o sopravvive?»
Il Pk colpiva, ora non più, soprattutto persone sulla sessantina… Età emblematica, di cambiamenti profondi e… solitari. Crisi vissute in appartamenti improvvisamente silenziosi e ordinati dai quali la vita ritiratasi come una marea, si lascia dietro, come una manciata di conchiglie abbandonate sulla spiaggia, ricordi, qualche rimpianto e, spesso, anche sogni spezzati. Cambia la società, cambiano i bisogni, i desideri e… cambiano le malattie. Il Pk colpisce individui giovani, anche giovanissimi. Perché? Non sarebbe un discorso da approfondire? Se l'infelicità peggiora il Pk diagnosticato e viene combattuta con una valanga di psicofarmaci, fino a che punto può favorire l'insorgenza della malattia, in soggetti predisposti geneticamente?

        
      E allora lancio una sfida: chi vuol parlare dello «stato d'animo» che ha preceduto la malattia?