giovedì 27 marzo 2014

Scrivo, scrivo...

Vediamo se ce la faccio ancora a mettere in scena il vecchio giochino... Dimmi una parola e ti regalerò una storia.; la prima parola che ti viene in mente.
"Mandarino? Hai detto mandarino? Troppo facile? Non credere, non credere... E poi, vado lenta anche con le parole".


Socchiude gli occhi e... sorride.
Incisa con il coltello la buccia del mandarino, la stacca dalla polpa del frutto e versa una goccia d'olio su quella specie di stoppino naturale che s'innalza all'interno. Lo accende. Fumiga. Questo non si accende. Profumo: neanche l'ombra.
Allora lo stoppino prendeva fuoco e brillava di una luce soffusa. E profumava.
Si accendevano, curiosi, anche gli occhi dei bambini.
Quanti mandarini scorticati! Mezze calotte spaccate, qualche stoppino che non voleva saperne di accendersi... Depositati sul davanzale i lumini brillavano nella notte natalizia come fuochi di bivacco in una prateria.
"Le renne li vedranno, mamma?"
"Certo!"
"Ora la zucchero e l'acqua; vengono da lontano le renne, da un paese fatto di ghiaccio. Devono essere rifocillate... "
"E ora tutti a nanna; le renne sono animali timidi e... misteriosi: non amano farsi vedere!"
Come folletti, mettendosi il dito davanti alla bocca per zittirsi l'un l'altro, i bambini s'infilavano sotto le coperte. Lei, in cucina, producevo un certo tramestio, faceva sparire acqua e zucchero, spegneva i lumini, metteva i regali sotto l'albero e gridava: "Bambini venite, venite... "
"Cosa pasticci, mamma, con l'olio, finirai per macchiare la tovaglia". La voce si leva . Stizzita
"Ma cosa cavolo stai facendo?"
"I lumini, i lumini per le renne... " , risponde.
La figlia la guarda.
Sorride, ricorda: un Natale diverso, un mondo diverso, una madre diversa....