sabato 10 agosto 2013

L'estate furoreggia...

Nella casa libri. Dappertutto. E silenzio, e la sensazione di aver parlato a sufficienza. Ogni nuova parola sarebbe solamente una ripetizione monotona e stantia. Repetita iuvant, ma sua nonna Angelina diceva sempre che «Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire»… E così, quasi senza rendersene conto ha smesso di parlare. Pochi se ne sono accorti: la gente non ascolta, si ascolta.
E' tornata alla narrativa, a quel suo mondo fatto di fantasia che le dà conforto. Ha ripreso in mano libri già letti provando nella rilettura un piacere più intenso, fine a se stesso, quasi il tempo avesse placato quella sua avidità di conoscenza, quel bisogno di ottenere risposte.
Anche alla solitudine si è abituata: alla comodità, all'assoluta libertà che le concede. Ha ripristinato il letto a due piazze: è stato come passare da una seggiola a un trono. Su quel letto mangia, legge, scrive, lavora all'uncinetto e, naturalmente, dorme. Ma, come la sua gatta, alle ore più disparate: con la testa sulla pagina di un libro che stava leggendo o tra briciole di pane e appunti, senza essere interrotta o disturbata da nessuno, svegliandosi alle prime ore del mattino per spiare, dopo essere uscita in tuta, nella notte che sbiadisce, l'arrivo del giorno, seduta su un muretto, le colline che prendono forma, i campi che il sole inonda. Lo fa soprattutto d'estate.
Panettiere e giornalaio per primi alzano la serranda e il profumo dei  croissant e dei giornali appena sfornati invade la strada. Qualche cane, trascinandosi dietro arruffati padroni dagli occhi gonfi di sonno, spisciotta sulle aiuole fiorite. Le prime imposte si aprono, le prime macchine aggrediscono l'asfalto. Un pianto di bambino, una radio che si accende, una donna alla finestra, la camicia da notte che le incornicia le spalle. Affiorano ricordi…
L'estate furoreggia e… muore. Comincia a morire. Nella calura si colgono presagi d'inverno, sapore di brume, di gelo.
Un'altra estate alle spalle, un inverno davanti. L'autunno, ormai desaparecido a livello climatico, vive nel ricordo, come prospettiva è incerto al pari di un miraggio nel deserto.
Non è tempo di mezze misure, non questo in cui viviamo