sabato 1 giugno 2013

CARO ALESSANDRO...

Caro Alessandro,

                mi sono svegliata pensando a una notte di giugno di 14 anni fa… Faceva caldo e noi, lo zio Ubaldo e la zia Elena, nonno Ugo, la nonna Mirella e io passammo tutta la notte vagando per i corridoi dell'ospedale di Fidenza… Ricordo che, seduti sulla scale dell'ospedale, quelle sul retro, vedemmo sbiadire le stelle, una a una. L'ostetrica, guardandoci con una punta di compatimento "Andatevene a casa a dormire... E' una primipara, sarà lungo il travaglio... " aveva detto, senza riuscire a smuoverci di lì.
Ogni tanto arrivava tua madre, tenendosi il pancione, per rassicurarci. Io ero terrorizzata, dentro mi rigurgitavano le storie, cento volte narrate, di tutte le donne di famiglia con i loro travagliatissimi parti. Poi, tua madre non si fece più vedere: imprigionata, come tutte le donne del mondo dal dolore, quello vero, terribile del "distacco" dal corpo materno, scomparve dietro la porta della Sala parto. Quando riapparve, in piedi anche se traballante, ti teneva tra le braccia. Sorrideva
Tu mi piantasti addosso due occhietti pesti da pugile a fine incontro e io, come un'idiota, mi misi a piangere.
Fu una notte lunghissima e bellissima.
La nascita di un bambino è sempre emozionante e un po' miracolosa ed è un ricordo che ci si porta dietro per tutta la vita…
                   Un abbraccio stretto, stretto...