martedì 5 febbraio 2013

Rimpianto


Erano passati tanti anni – contarli non avrebbe avuto senso – da quel suo ultimo, e forse unico, amore. Si erano incontrati, era bastato quello sguardo a isolarli dalla gente che li circondava, a renderli indifferenti alle parole che fino a quel momento avevano ascoltato. Perché proprio lui, non particolarmente bello, troppo magro e scuro tanto quanto lei era chiara, quasi slavata? Si erano inseguiti – lei soprattutto aveva cercato di fuggire – lui l’aveva acchiappata, lei si era lasciata prendere…
Un amore fatto di parole; ah, se sapeva parlare quell’uomo, le parole gli gorgogliavano in gola come rosolio mentre la guardava e il sorriso gli esplodeva sulle labbra, scacciando la malinconia dai suoi occhi, quella malinconia vischiosa, che avrebbe dovuto farla riflettere e invece aveva scatenato  soltanto la sua tenerezza. Per lui era diventata donna, lei che fino a quel momento era stata solo madre e casalinga. Per lui aveva comprato sandaletti dal tacco alto, abiti scollati e gonne con lo spacco; per lui aveva tolto gli occhiali affrontando spavalda un mondo nebuloso. 
Poi la prima lite, le parole taglienti come coltelli, la malinconia che diventava rabbia, rabbia cattiva, nei suoi occhi. Non conosceva le mezze misure, lui. Come lei.
Aveva provato la paura di perderlo, il rumore secco di quella porta sbattuta che se lo ingoiava, il telefono che suonava a vuoto, il mondo che perdeva i suoi colori e il suono della sua risata. Aveva conosciuto la gioia di ritrovarlo: in attesa davanti alla scuola o seduto sui gradini della sua casa, infreddolito, la barba lunga, la sigaretta tra le labbra, la camicia azzurra stropicciata e lo sguardo da bambino, arrogante e spaventato. La pace - armistizi sempre più brevi - aveva avuto l’odore, il sapore della sua pelle.
Si erano lasciati in un bar; lui era scomparso tra la folla lasciandole dentro un vuoto che niente e nessuno avrebbero più riempito...
Si sentivano ancora a Natale, a volte, non sempre. Tra loro poche parole, tanti ricordi e - tenace - il gusto amaro del rimpianto.