"Per fare un tavolo ci vuole il legno, per
fare il legno ci vuole l'albero… " cantavo ai miei figli bambini e, se non
ricordo male, risalendo di passaggio in passaggio, finivo per arrivare a una
sorta di punto di partenza: un fiore. Non era però rappresentativo soltanto di una bellezza
narcisistica avvitata su se stessa e quindi inutile, era anche fonte di
utilità, funzionalità. Penso che una canzone possa far parte, a pieno titolo, di un
percorso educativo/formativo.
Proviamo allora partendo dalla crisi a risalire…
Se per fare un albero ci vuole il legno, per "fare"
una crisi come quella che stiamo vivendo ci vogliono più elementi: finanza
"allegra", mercati non regolamentati, deficit e Debiti pubblici molto
elevati, imprenditori (nell'economia reale) che abbiano preso a modello
Marchionne, non certo Schumpeter, e lavoratori (o nuovi schiavi?) disposti a
prestare la loro opera per dodici ore al giorno accontentandosi di stipendi da fame.
E poi c'è voluta l'Europa e, naturalmente, l'euro e la Bce (l'unica Banca
centrale abilitata a emettere moneta), ma anche una Germania virtuosa, non
trascurando le economie emergenti, quelle con incrementi del prodotto interno lordo
a due cifre (Cina, Brasile, India ecc.), nonché, ciliegina sulla torta, per propagare il contagio della crisi a tutto l'Occidente,
la globalizzazione.
La Finanza, anche quella seria, è nata nelle banche d'investimento, non
in quelle che erogavano il credito al consumo e alle imprese, operando con regole tecniche e normative poste a tutela del risparmiatore. Rischi minori, guadagni contenuti.
Cosa produceva materialmente? Nulla, non a caso la finanza
è stata chiamata "economia di carta". Ma i banchieri si accorsero che eliminando le leggi esistenti e creando sofisticati e nuovi prodotti finanziari (i derivati), in
grado di consentire scommesse su ogni rischio, non ci sarebbero stati più
limiti ai guadagni... Però nemmeno ai rischi.
Fu sufficiente che il mercato immobiliare Usa arrestasse la sua corsa
al rialzo e che qualcuno non pagasse alla scadenza la rata del mutuo, stipulato per finanziare
l'acquisto della casa, per provocare il… disastro, quello che poi si rivelò essere solo l'inizio del disastro. Le grandi banche
d'affari (sporchi, molto sporchi) mostrarono tutta la loro fragilità. Alcune
fallirono, altre furono salvate a spese del Bilancio federale Usa con l'intervento della Fed.
Crollò il mercato immobiliare, salì la disoccupazione e la crisi si
propagò all'Europa. I "derivati" da prodotti innovativi diventarono prodotti "tossici" mettendo in crisi tutto il sistema bancario. Reperire capitali sul mercato diventò un
problema per i privati e per lo Stato. Le agenzie di rating declassarono i
Paesi, come il nostro, più esposti sotto il profilo del Debito pubblico. I tassi
d'interesse cominciarono a salire, differenziandosi (spread) a seconda del "rischio Paese".
E per "fare" la finanza allegra, deregolamentare i mercati e ben
guardarsi dal regolamentare i prodotti derivati, cosa ci volle? L'assenso
della classe politica. E per ottenere tale assenso, in netto contrasto con gli
interessi dei cittadini? La corruzione.
Ora qualche responsabilità comincia a delinearsi.
Ricordate nel 2001 l 'introduzione dell'euro? Politici ed economisti - Prodi in testa - a spiegare a
noi poveri grulli che mai più avremmo subito fenomeni inflattivi, che l'Europa
ci avrebbe difeso, tutelato... Ci ritrovammo invece con stipendi e pensioni dimezzati in termini di potere
d'acquisto e "patrimoni" raddoppiati. L'euro, moneta nuova di pacca,
riproponeva le vecchie ingiustizie? Problemi di poco conto, aggiustamenti
iniziali dovuti al processo d'integrazione europea appena avviato - ci dissero, e noi
ci cascammo come idioti.
E per "fare" quel Debito pubblico, una voragine sempre più profonda che inghiottiva la ricchezza del Paese, asservendoci ai giochi(?) della speculazione e all'andamento dei tassi d'interesse, cosa ci volle, se non un uso di nuovo "allegro" del pubblico denaro.Elargito a piene mani a una "casta" di politici corrotti, litigiosi e sostanzialmente incapaci di gestire il Paese. Il sistema, quell'intreccio di tangenti, affari e malaffare scoperchiato dall'inchiesta giudiziaria "Mani Pulite" , non solo non venne estirpato, cancellato ed eliminato, ma negli anni successivi fu perfezionato facendo della corruzione (di nuovo la corruzione) il suo punto di forza.
Intanto l'Europa, realtà
unitaria soltanto sotto l'aspetto monetario, si dotava di organi normativi,
consultivi e di controllo che si rivelarono costosi, misteriosi e sempre più lontani dalla
"gente". Creata la Banca centrale europea, si decise che sarebbe stata l'unica abilitata a emettere
moneta. Chi lo decise? La Germania che, memore di Weimar, fece prevalere
l'istanza della difesa del potere d'acquisto dell'euro rispetto a quella
dello sviluppo economico.
Mentre l'America
salvava le sue banche emettendo moneta, i paesi europei (come la Spagna, la
Grecia, l'Italia e via dicendo) si trovarono con le mani legate a pietire
la carità dell'Europa virtuosa: quella con i conti in ordine, i ministri a fare
i ministri e i comici a calcare le tavole del palcoscenico, non in
Parlamento; quella decisa a tenere ben stretti i cordoni della borsa; quella
che ci fece firmare il "Patto di stabilità"; quella di cui
rischiamo di diventare poco più di una colonia.
Per "fare" la corruzione cosa ci volle? Denaro, un fiume di denaro "sporco" e...una nuova morale.
Una nuova morale per
giustificare il furto, consentire di mentire agli elettori, sottrarre redditi al
fisco, delocalizzare non per salvare un'azienda, ma per incrementarne i
profitti, licenziando migliaia di lavoratori. Tutto in nome del nuovo valore fondante della società: il denaro. Tutto sembra ora franare, crollare… Eppure
qualcosa è necessario fare. Fare?! Oh, dimenticavo: è Letta che si è, si
sarebbe assunto, questo impegno. Peccato che sul suo cammino incroci
sistematicamente (e sì che l'uomo non è certamente un colosso!) l'onnipresente
Berlusconi che, braccato dalla Magistratura, è disponibile a togliersi dai
piedi a patto che i suoi comportamenti vengano considerati peccati, ma non
reati. Ma Montesquieu e la separazione dei poteri? Accantonati o
"rottamati" come suggerisce un certo Renzi, comunista non ortodosso; pardon,
piddino che dell'ideologia se ne fa un baffo. Lo vogliamo capire che
importanti sono gli obiettivi e i programmi?
Non riesco a essere
d'accordo, se la morale cambia è da qui che dovremmo ripartire.
Se la Palma d'oro
della responsabilità della crisi deve essere assegnata ai politici corrotti e
all'avidità di denaro dei banchieri (ma ci sono altri premi di consolazione da distribuire a
una folta platea) la politica sana - ispirata a principi di solidarietà, equità
e correttezza - deve ritrovare il suo spazio e gli onesti, i tanti onesti che
abitano il Bel Paese, recuperare l'orgoglio di appartenenza a quello spazio.
Mi rendo conto che ho fatto solo un tentativo, non
sufficientemente approfondito, di analisi delle cause della crisi in atto e che bisogna fare in fretta, soprattutto nel campo del lavoro, ma senza considerare prioritaria quella che Berlinguer chiamò "la questione morale"... non vedo soluzioni.
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