giovedì 8 novembre 2012

Le prugne non sono sempre dolci

Datemi una parola e vi restituirò un racconto.
"Una parola qualunque?"
"Sì"
Breve silenzio, cercano qualcosa di difficile, i maledetti - penso. E non mi sbaglio.
"Prugna"
"Prugna?"
Ah, la mia maledetta arroganza! Cosa posso...

"Il sole era  estivo, quel giorno di maggio, e inondava la collina penetrando nel fitto del bosco che frusciava di foglie nuove. Sotto, il mare s'infrangeva sulle rocce schiumando. Giovanni, nome di battaglia "Corvo", si voltò, impaziente. Dietro a lui, sul sentiero stretto, aspro, arrancava la ragazzina. Lui l'aveva detto al "Nibbio", il suo capo, di non prenderla quella mocciosa che sapeva ancora di latte, ma il "Nibbio" aveva fatto un cenno  d'assenso con la testa,  senza degnarlo nemmeno di una risposta, e lei era entrata nel gruppo.
Le donne sono già un guaio in condizioni normali, figurarsi in montagna, tra uomini... a dormire tutti insieme.
Aveva visto gli occhi del "Nibbio" addolcirsi, il suo sguardo scivolare su quel corpo di ragazza infagottato nei pantaloni troppo larghi, sperdersi sulla camicia a quadretti, maschile, prima di tornare rapido al volto, agli occhi, quegli occhi scuri, quasi violacei... Eccome se l'veva visto lo sguardo del capo.
"Muoviti!" le disse. Sgarbato.
"Questa è la strada che porta al paese e al pozzo. Dopo il pozzo, girando a sinistra, c'è un oleificio abbandonato, con un magazzino che crolla a pezzi. I messaggi sono convenzionali, sul bordo del pozzo troverai dei sassi: da uno a tre. Per il momento non è necessario che tu "decodifichi", è sufficiente che tu ci sappia dire quanti  sassi hai trovato". E sorrise, sornione, facendo sfoggio di quel "decodifichi" perché lui, il "Corvo" era uno studente universitario...  E lei? Lei non parlava mai: si rannicchiava tra le foglie secche, mangiava il suo pezzo di polenta, le castagne, e ascoltava, zitta. Nessuno sapeva da dove venisse; intuivano nei suoi sguardi spaventati una delle tante storie tragiche che la guerra aveva reso abituali, ma non facevano domande. La Rosina, l'altra donna del gruppo, l'aveva presa sotto l'ala, forse perché aveva perso la figlia sotto un bombardamento o semplicemente perché le donne sono fatte così: a un cuccciolo sperduto offrono sempre asilo. 
Intanto erano arrivati al pozzo. Il "Corvo" avanzava guardingo, il fucile spianato tra le mani che gli tremavano leggermente. Lei dietro, appiccicata, come una mosca sulla carta moschicida.
Sembrava non ci fosse nessuno... Avanzarono  ancora di qualche passo. Si fermarono: intorno a loro, solo la voce del vento e, sul mare, lo stridio dei gabbiani.
Sul bordo del pozzo i sassi. Quattro. Quattro!? E quel bruciore al centro della schiena? - pensò, mentre nel petto gli dilagava un incendio, e le gambe gli si si piegavano e lo stupore si mescolava al dolore storcendogli il viso.
"Perché?" mormorò, e aveva il tono deluso di un bambino umiliato dalla maestra.
Lei rise: una risata aspra che, come un singhiozzo, la squassò... 
L'ultima cosa che vide, gli occhi di lei, erano scuri, grandi, violacei... Come le prugne quando sono mature".