lunedì 23 luglio 2012

Una donna davvero speciale

"Una donna molto speciale" di Nick Cassavetes è incentrato su una figura femminile: una donna, come tante, che ha dato "tutto" alla famiglia  e un mattino si ritrova sola: il marito morto, il figlio lontano impegnato a far carriera e soldi, la figlia, nevroticamente infelice, che se n'è andata di casa sbattendo la porta e incolpandola. Di cosa? Del suo malessere, dei suoi fallimenti, di tutto e di più. Lei, la protagonista, donna forte e intelligente raddrizza le spalle e va avanti. Un mattino, una sua vicina, reduce da una lite coniugale di cui porta i segni sul volto, le molla il figlio, come un pacco un po' ingombrante, sull'ingresso di casa. In modo brusco, senza mezzi termini, sembra pretendere aiuto. La solitudine urlata, esibita dell'una si scontra con quella, borghesemente dissimulata, dell'altra. Entrambe manifestano bisogni, incalzanti come solo i bisogni sanno essere. Sarà quel bambino triste, angosciato, impaurito, diventando il loro punto di contatto, a rompere, con la sua presenza, il cerchio della solitudine. Tra la mamma, che si esercita alla libertà, e la "zia", che lo ricopre di tenerezza vigile e affettuosa, riacquisterà sicurezza "sloggiando" la solitudine opprimente della protagonista.
Tra la bislacca, svampita, giovane madre e la controllata, irreprensibile e borghese vicina della porta accanto, fiorisce l'amicizia. E' un incontro di solitudini ma anche di donne, di madri, che vivifica entrambe... la ragazzina arrogante e sballata che acquisterà coscienza dei suoi diritti, del suo essere persona; la protagonista del film che osserverà con l'affetto di sempre, ma anche con un nuovo e lucido disincanto, i suoi figli, contrapponendo ai loro bisogni i suoi desideri che, ancora fragili ma decisi, sono spuntati e pretendono spazio.
La ragazzina concederà al marito una nuova opportunità e "la zia" si ritroverà di nuovo sola. Questa volta,  però, sarà in grado di cogliere di questa solitudine un aspetto totalmente nuovo: la libertà di scelta che sottintende. Non si adeguerà, infatti, ai bisogni degli altri ( i figli), ma darà spazio ai suoi desideri. Venderà la casa  (in cui la figlia vorrebbe tornare a vivere), diventerà la nonna, tutta coccole, del nipotino che il figlio sta per darle, ma non andrà a vivere con lui e la nuora. "Partirà" per un suo viaggio, alla scoperta di se stessa e dei suoi desideri. Finalmente.
A me resterà  dentro quello sguardo - indipendente, curioso, sereno - con cui la protagonista saluta la figlia alla stazione... prima di voltarle le spalle e allontanarsi, il passo deciso, le gambe ancora bellissime, verso quello scampolo di futuro che ha deciso di esplorare: viva quel che viva, costi quel che costi.