giovedì 17 maggio 2012

Amicizia


Non ci siamo mai perse di vista M. ed io, nemmeno nei miei caotici, difficili anni passati a Milano. Ogni tanto mi raggiungeva con una telefonata in cui, in dialetto emiliano, mi annunciava il suo arrivo.
In gonnelloni a fiori o elegantissima, gli occhi azzurri spavaldi che si addolcivano vedendomi, non sarebbe mai passata inosservata, nemmeno nel caos della stazione...  Poi andavamo per mostre, un panino divorato sui gradini di una chiesa e chiacchiere, fitte, di donne: sui figli, onnipresenti, sugli uomini, così da noi diversi, lontani e incomprensibili (come la loro politica intrisa di un potere dal quale, noi donne, siamo state sempre escluse), sul femminismo, sul lavoro, sulla sua casa dove ogni stanza aveva un colore di fondo diverso. Quella del marito rosa. La sua? Azzurra, naturalmente.
E i libri: la figlia di contadini cresciuta tra le nebbie padane e la figlia del sindacalista “rosso” si scambiavano spesso l’ultimo libro appena letto. La nostra via al sapere, alla conoscenza, è stata murata di libri… Solo più tardi, i nostri volti già segnati da tante esperienze, siamo diventate diffidenti. Almeno un po’. Abbiamo, per strade diverse, raggranellato saggezza e perso entusiasmo. Lentamente, molto lentamente, siamo cambiate, anche se non nella struttura portante della personalità. Abbiamo capito l’ambivalenza delle parole, l’astuzia con cui possono essere usate. Abbiamo ammesso, sussurrandole, le nostre sconfitte e, facendolo, ci siamo scoperte “vecchie” ma, per fortuna, non sole.
L’altra sera, all’ospedale, al buio (per non disturbare la vicina di letto, persa nel torpore dei calmanti) lei mi ha ricordato quella gita fatta a Bologna: libreria e trattoria – cibo per l’anima e per il corpo – e quella frase: “Chi di noi due seppellirà l’altra?” sussurrata mentre l'aria della sera tingeva di rosso la città. 
“Non lo so” le ho risposto, “vorrei vedere… “
“Cosa?” mi ha chiesto.
“Tutto” ho borbottato. Stanchissima.
Poi, ha detto qualcosa che mi ha fatto ridere, giuro che non ricordo cosa fosse. Stavo già per addormentarmi.
E’ volata via, leggera, perdendosi nel corridoio.
Siamo riuscite a ridere, sempre: tra noi e di noi.
Anche negli ospedali…