martedì 17 aprile 2012

Donne e crisi


Come sempre nei momenti di crisi (e non solo ) il Paese conta sulle donne, su quell'invisibile esercito senza bandiera, senza fanfara e senza uniforme, sparpagliato su tutto il territorio nazionale, che ha piegato ancora un po' di più la schiena e... tira avanti! La sveglia posizionata un'ora prima del solito, il sugo e le polpette cucinati sbadigliando, un occhio al fornello e uno all'orologio, mentre la notte sbiadisce e il chiarore dell'alba accende la cucina di colori. Il sugo pronto costa caro e la carne tritata, anche se fatta di parti di scarto, sempre carne è... Bisogna fare i conti con la spesa che costa sempre di più. Bisogna fare come Monti per fare quadrare il magro bilancio familiare: tagliare, tagliare e ancora tagliare!
"Come fai a spendere così poco?" chiedono le donne senza figli, quelle che si sono date alla carriera, quelle che guadagnano (quasi) come gli uomini, e qualche volta sembrano essere state costrette a dimenticare a casa - come l'ombrello in un giorno di pioggia - la loro femminilità.  Ma sono comunque poche, troppo poche per contare ai fini di una statistica seria perché "costituiscono l'eccezione che conferma la regola". Quella regola che ci vede - soprattutto in periodi di crisi come quello che stiamo vivendo - ben lontane, in tutti campi, dalla parità.
"Come faccio a spendere così poco?" La risposta è immediata: "Non compro nulla" e poi, dopo un secondo di ripensamento, quell'aggiunta "per me!" Perché per i figli, per soddisfarne oltre i bisogni anche i desideri, le madri si scannerebbero.
Il livello medio di produttività della donna italiana soddisferebbe sia Mario Monti sia - udite, udite - l'insaziabile pretenzioso Marchionne! Lavoriamo, se e quando ci venga concesso, e "stiamo a casa" ( la mia mamma lavora, e la tua? La mia no, "sta a casa"). Casa, dolce casa, dove non smettiamo di trafficare,  limitandoci  soltanto a farlo gratuitamente, come si trattasse di uno "straordinario" quotidiano, non pagato e senza limiti di orario. Prima (al tempo delle nostre mamme e nonne) in silenzio; ora - grazie a Dio, ma soprattutto al femminismo - protestando, sbraitando e, ogni tanto, incrociando le braccia. Arrabbiate, ma mai abbastanza.
Eppure gli imprenditori preferiscono, a parità di bravura, i nostri colleghi maschi, soprattutto quando entra in ballo la carriera. Non si sa mai, le donne potrebbero restare a casa, giustificate da quella "malattia" che è la maternità per tornare sì in azienda dopo qualche mese, ma rincitrullite: non si sa quanto dalla stanchezza per le notti perse, quanto da quell’inaspettata tenerezza che ci fa ritrarre le unghie. Quelle che servono per fare carriera. Che poi non tutte vorrebbero farla (la carriera) ma ci piacerebbe poter scegliere. Avere - hanno creato anche un ministero - pari opportunità. Sarebbe bello e sarebbe giusto se il destino biologico non diventasse, automaticamente, destino sociale!
Sarebbe bello e sarebbe giusto se quella parola, equità, richiesta a gran voce dal Paese, comprendesse anche la parità tra i sessi, che ancora è ben lungi dall'essere stata conquistata. Stesse opportunità di lavoro, stessi stipendi, servizi sociali a disposizione delle donne per assistere anziani e bambini - senza allungare il lavoro delle donne/nonne  - ben oltre qualunque accettabile limite d'età. E' usurante anche il doppio/triplo lavoro femminile!
Qualcuno/a ha sentito Monti e il suo governo di tecnici accennare alla questione femminile? In termini “seri”, non sdolcinati e miranti soltanto a “tenere calmi gli indigeni”.

Chagall lo sapeva...

Tempo piovoso,
grigio,
rinserri viole infracidate d'acqua,
margherite bagnate,
infreddolite...
Pigro mi afferri,
come un lenzuolo lasciato a mollo
mi torci,
mi spremi,
poi, mi stendi.
Al sole che non c'è.
Il pianto lo hai strizzato,
l'umidore stantio della tristezza
non sai come affrontarlo.
"Stendile al sole" sussurri "stendile al sole, le tue malinconie"
poi, distratto,
mi abbandoni
a quel lento rincorrersi di ore,
al mezzogiorno che batte la campana,
all'aria che si stira,
annoiata,
alla sera che non arriva mai,
ai ricordi
cavallette moleste a divorare serenità stentate
Era, è già estate?
rossi papaveri nel grano
e cori di cicale, e sospiri, e risate e la mia gonna a fiori,
a terra,
stropicciata.
Uno squarcio di cielo che scuriva
un brivido annunciava già la sera
il tempo,
ladro di vite,
già fuggiva,
scappava,
ma
(Chagall lo sapeva)
d'amore si volava...