lunedì 5 marzo 2012

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n° 1 - Parte terza)

Gualtiero si era oramai sistemato nel nuovo ufficio che dava su una via un po' defilata, fiancheggiata da alberi imponenti. Intorno  all'edificio un giardino spoglio cintato da siepi di bosso. Nella stanza accanto la Rosina, anche lei un po' più sicura, più elegante nell'immancabile camicetta di seta. Una sera l'aveva invitata a cena - un ristorantino un po' isolato - qualche bicchiere di vino di troppo e, nella stanza d'albergo, avevano fatto l'amore.
Era stata la prima volta in cui aveva tradito la moglie... Tradito! Una parola grossa che non poteva etichettare quei pochi momenti di stordimento, quel desiderio soddisfatto in fretta lasciadolo vuoto e freddo come se nulla fosse successo. Tanto che la Rosina aveva continuato a chiamarlo De Bosi, anche nei momenti di maggiore intimità, e lui l'aveva trovato normale: le aveva affidato u nuovo incarico e lei l'aveva espletato: con l'abituale diligenza. Tutto qui. 
Gli avevano assegnato una macchina e un uomo di scorta: un fascista largo di spalle, non troppo intelligente, che lo seguiva dappertutto, mano sulla cintura e aria assurdamente truce. Averlo sempre come un'ombra alle  spalle lo infastidiva, lo disturbava, ma aveva anche finito col renderlo consapevole del valore assunto agli occhi dei suoi superiori. Era importante e quindi andava protetto, salvaguardato da ogni pericolo.
Aveva avuto la percezione di essere seguito. Era uomo abituato a fidarsi di sé, era difficile si sbagliasse.
Percepiva, fiutava il pericolo come un cane da caccia la preda. Lui non faceva il lavoro sporco: era solo un cacciatore di uomini, com'era stato un cacciatore di anatre selvatiche, ora come allora al posto giusto, al momento giusto, non per sparare, per dare l'ordine di alzare la doppietta, sapendo che il colpo non sarebbe andato a vuoto... avrebbe centrato il bersaglio! Soltanto quel maledetto Professore (almeno il suo nome di battaglia lo conosceva) gli era sfuggito! Chissà dove si nascondeva quel grandissimo bastardo? Forse era riuscito a espatriare?
Sembrava scomparso nel nulla.
Si accese una sigaretta, pensieroso.
La Rosina si  affacciò, in punta di piedi, quasi scivolando sul tappeto per non disturbarlo, e rimase incerta a guardarlo.
"Che c'è?" chiese, autoritario.
"Una signora vuole parlare con voi. Chiede di essere ricevuta".
"La conosciamo?"
Quel noi sottinteso fece brillare gli occhi della Rosina che scosse la testa, lanciando  a Gualtiero un'occhiata complice.
"Intendo dire se risulta schedata nei  nostri fascicoli" aggiunse e ribadì "nostri fascicoli", mentre il tono ristabiliva tra loro la dovuta distanza.
"No" rispose la segretaria, lo sguardo che tradiva la delusione.
"Allora sbrigati... Falla entrare".

(continua.... )