martedì 24 gennaio 2012

La mia mamma lavora, e la tua? La mia no, "sta a casa"


In questo momento (in particolare) è sulle donne che si regge il Paese. Questo invisibile esercito senza bandiera, senza fanfara e senza uniforme, sparpagliato su tutto il territorio nazionale, ha piegato ancora un po' di più la schiena e... tira avanti! La sveglia posizionata un'ora prima del solito, il sugo e le polpette cucinati sbadigliando, un occhio al fornello e uno all'orologio, mentre la notte sbiadisce e il chiarore dell'alba accende la cucina di colori. Il sugo pronto costa caro e la carne tritata sempre carne è... Bisogna fare i conti con la spesa che costa sempre di più. Bisogna fare come Monti per fare quadrare il magro bilancio familiare: tagliare, tagliare e ancora tagliare!
"Come fai a spendere così poco?" chiedono le donne senza figli, quelle che si sono date alla carriera, quelle che guadagnano (quasi) come gli uomini, e qualche volta sembrano avere dimenticato a casa - come l'ombrello in un giorno di pioggia - la loro femminilità. O essere state costrette a farlo.  Ma sono comunque poche, troppo poche per contare ai fini di una statistica seria; sono le donne di cui si parla affermando che "costituiscono l'eccezione che conferma la regola". Quella regola che ci vede - soprattutto in periodi di crisi come quello che stiamo vivendo - ben lontane, in tutti campi, dalla parità.
"Come faccio a spendere così poco?" La risposta è immediata: "Non compro nulla" e poi, dopo un secondo di ripensamento, quell'aggiunta "per me!" Perché per i figli, per soddisfarne oltre i bisogni anche i desideri, le madri si scannerebbero.
Il livello medio di produttività della donna italiana soddisferebbe sia Mario Monti sia - udite, udite - l'insaziabile pretenzioso Marchionne! Lavoriamo, se e quando ci venga concesso, e "stiamo a casa" ( la mia mamma lavora, e la tua? La mia no, "sta a casa"). Casa, dolce casa, dove non smettiamo di trafficare,  limitandoci  soltanto a farlo gratuitamente, come si trattasse di uno "straordinario" quotidiano, non pagato e senza limiti di orario. Prima (al tempo delle nostre mamme e nonne) in silenzio; ora - grazie a Dio, ma soprattutto al femminismo - protestando, sbraitando e, ogni tanto, incrociando le braccia. Arrabbiate, ma mai abbastanza.
Eppure gli imprenditori preferiscono, a parità di bravura, i nostri colleghi maschi, soprattutto quando entra in ballo la carriera. Non si sa mai, le donne potrebbero restare a casa, giustificate da quella "malattia" che è la maternità per tornare sì in azienda dopo qualche mese, ma rincitrullite: non si sa quanto dalla stanchezza per le notti perse, quanto da quell’inaspettata tenerezza che ci fa ritrarre le unghie. Quelle che servono per fare carriera. Che poi non tutte vorrebbero farla (la carriera) ma ci piacerebbe poter scegliere. Avere - hanno creato anche un ministero - pari opportunità. Sarebbe bello e sarebbe giusto se il destino biologico non diventasse, automaticamente, destino sociale!
Qualcuno/a ha sentito Monti e il suo governo di tecnici accennare alla questione femminile?
Sarebbe bello e sarebbe giusto se quella parola, equità, richiesta a gran voce dal Paese, comprendesse anche la parità tra i sessi, che ancora è ben lungi dall'essere stata conquistata. Stesse opportunità di lavoro, stessi stipendi, servizi sociali a disposizione delle donne per assistere anziani e bambini - senza allungare il lavoro delle donne/nonne  - ben oltre qualunque accettabile limite d'età. E' usurante anche il doppio/triplo lavoro femminile!