sabato 21 gennaio 2012

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n°20 - Seconda parte)

"Scusami Gualtiero, ma l'emicrania, la mia solita emicrania... " sussurrò Marilena, alzandosi.
"Disturbo frequente nelle donne, quasi le loro fragili testoline se troppo usate... " e, senza concludere la frase, il padrone di casa, chiamò il cameriere e poi, evidentemente infastidito dopo avere accennato  appena un rigido inchino, voltò le spalle alla coppia e, al braccio della moglie, si avvicinò a un gruppetto di invitati. Una donna gli si fece incontro: alta, elegantissima, la bocca troppo rossa che esibiva un sorriso studiato.
"Come mai i... i... " chiese, aspettando che il suo interlocutore le suggerisse "Debosi", prima di concludere dicendo: "Ah già, i Debosi! Come mai se ne son andati in tutta fretta?". Incuriosita, seguendo con lo sguardo la coppia che usciva dal salone, domandò: "Chi sono, non li ho mai visti nel nostro ambiente?". Incurante della risposta, rivolgendosi alla moglie del padrone di casa, quasi all'orecchio, le sussurrò: "Lui è un contadino "rifatto", e non lo nasconde, ma lei, lei... che donna è?". "Altezzosa, arie da gran dama... Una donnetta cresciuta dalle monache, a mio avviso... " le rispose l'altra, aggiungendo "neanche una gran bellezza. Fa più effetto da lontano, con quel fisico snello, da ragazzina. Da vicino si vede che non è più giovanissima!" 
Il marito la guardò, le guardò, con quelle labbra troppo rosse che eruttavano malignità, cattiverie gratuite e pettegolezzi. Quella Marilena Debosi non era una donnetta abituata a darsi delle arie. In lei aveva colto una sensibilità ferita nel profondo, un'insicurezza, se non esposta, certamente non celata. Si chiese cosa avesse a che fare con quel marito, fascista grossolano ma puntiglioso... Aderire al fascismo comportava anche questo: frequentare persone che non avrebbero mai, in condizioni diverse, avuto accesso alla sua casa. Quella marmaglia in camicia nera non gli piaceva, ma con Mussolini e i suoi squadristi gli operai delle fabbriche non avevano più osato alzare la testa. Ora complottavano nell'ombra, e quel Debosi, in fabbrica, si era rivelato prezioso.
"A cosa stai pensando? Quella donnetta ti ha ignorato? Anche se le hai ronzato intorno, come un calabrone, per tutta la serata... Ti ho visto sai! Non la smetti di umiliarmi, anche davanti ai nostri ospiti... "
La voce della moglie lo raggiunse, petulante, strappandolo ai suoi pensieri. La guardò, sprezzante, pensando che, come al solito, non aveva capito nulla. La moglie di Debosi l'aveva sorpreso e... incuriosito. Non era riuscito a inquadrarla, a classificarla. Una donna enigmatica, in un certo senso inaccessibile, distante, armoniosa più che bella... "
"Mi sembra sia tu, mia cara, a comportarti da donnetta! Cerca di ricordare chi  sei!" le sibilò, mentre il suo sguardo impietoso coglieva i primi cedimenti nell'ovale del suo volto, le rughe sottili che circondavano gli occhi appesantiti dal trucco e la ferocia incattivita che lo sguardo lasciava trapelare.

(continua... )