sabato 7 gennaio 2012

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n°18 - Parte seconda)

Si abbracciarono: barbe lunghe, volti smagriti, abiti che sapevano di fughe e paura. Di fatica e di sudore. Si abbracciavano come fratelli, con quel pudore burbero che gli uomini scaricano in manate violente, in pugni che nascondono carezze.
"Professore, li hai fregati anche questa volta!" 
"Se non ci fosse stato Mario... e gli altri, tutti gli altri... " rispose Piero, recuperando l'abituale fermezza.
"Abbiamo saputo di Primo".
Di nuovo il dolore li unì, li amalgamò, li fuse in un desiderio unico di giustizia. La rabbia indurì i loro occhi, accese i loro sguardi...
"Lo vendicheremo!" sussurrò l'uomo più giovane. Poco più che un ragazzo, le mani callose di chi ha cominciato a lavorare - e duramente - già da anni, il berretto posto di traverso sul capo, la giacchetta di tela grezza tipica degli operai, era entrato a fare parte dell'organizzazione da pochissimo tempo: con entusiasmo e una gran voglia di usarle, quelle sue mani forti e ruvide, per prendere a pugni il mondo. 
Allungando un braccio, colpì il tronco di un albero; uno dei tanti che ombreggiavano il viale che il gruppo aveva imboccato uscendo dalla stazione.
"Stai calmo; ogni cosa a suo tempo!" lo ammonì Pietro, guardandosi intorno diffidente. "Non facciamoci riconoscere subito" precisò e poi, con un sorriso ironico, concluse "Gli svizzeri non amano gli italiani, si limitano a tollerarci e, quando conviene loro, a sfruttarci".
"Ah! Hai toccato un punto dolente: i padroni sono padroni dappertutto. E' vero Giovanni?"
L'operaio più giovane, prendendo un sasso a calci, rispose: "Come dice il Professore, 'ogni cosa a suo tempo!' Prima pensiamo ai fascisti, poi sarà il turno dei padroni... "
Piero sorrise dicendo: "Non ne resteranno molti, padroni intendo, in circolazione, dopo avere fatto  piazza pulita dei fascisti."
"Non tutti i padroni sono fascisti, e noi operai senza le fabbriche... " borbottò Mario, dubbioso.
"E le fabbriche senza operai? E' sul vostro lavoro che si regge l'economia, sulle vostre mani piene di calli, sulle vostre schiene piegate. Siete voi la vera forza del Paese!" esclamò Piero, gli occhi scuri che si mangiavano il volto pallido, sciupato, mentre le labbra si serravano irrigidendo la mascella.
"Se non mangiamo qualcosa e non ci facciamo una belle dormita... Altro che forza, Professore, finiremo per non reggerci in piedi; come gattini senza latte" sdrammatizzò Mario, stringendosi nel mantello e affrettando il passo.

(continua... )