mercoledì 4 gennaio 2012

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n°17 - Parte seconda)

Ai tortelli di zucca gli chiesero notizie sull'Italia rurale e Gualtiero rispose, preciso come sempre, suscitando esclamazioni, ma contenute, di meraviglia. Quando arrivarono in tavola le carni, qualcuno nominò Mussolini e, per qualche istante, nessuno parlò.
"Mussolini e Hitler, un brindisi ai giganti del Novecento!" esclamò uno dei commensali, rompendo il silenzio mentre il Presidente, a bassa voce, sussurrava a Gualtiero: "Conoscete Nascutello? Tra segugi dovreste fiutarvi se non fidarvi... " E rise, una risata complice che il suo interlocutore non condivise mantenendo le distanze, quasi a volergli ricordare le rispettive posizioni all'interno dell'azienda... Poi, riacquistando il tono e il piglio del padrone, continuò dicendo: "E' lui che vuole conoscervi. Certe segnalazioni importanti che gli hanno consentito di arrivare a mettere le mani su alcuni antifascisti - non occorre tra noi fare dei nomi - gli sono venute da voi".
Gualtiero si limitò a un cenno d'assenso, mentre alzava il calice, incontrando lo sguardo del responsabile locale dell'Ovra. Era il commensale che poco prima aveva tolto dall'imbarazzo, suscitato dall'inopportuna frase di Marilena, i presenti. Piccolo di statura, pallido e scuro di occhi e capelli, avvolto nella divisa da fascista spiccava nero, come una blatta in fuga su un pavimento di piastrelle bianche, contro il candore della tovaglia inamidata. Aveva una voce suadente ma una risata stridula che, come un presagio funesto, faceva rabbrividire accapponando la pelle.
Alla frutta, i bicchieri più volte vuotati e riempiti, i volti arrossati, la parola sciolta in qualche complimento di troppo alle donne, all'invito del padrone di casa ai presenti a seguirlo nel salotto, tutti si alzarono da tavola, passando nella stanza  adiacente.
Il salotto comunicava con lo studio e in entrambi i locali poltrone in pelle e divani erano disseminati un po' dappertutto. Lampade da tavolo diffondevano una luce diffusa che rendeva le donne più seducenti. Il Presidente, presentato Debosi a Nascutelli, li invitò a seguirlo nel suo studio, dove avrebbero potuto parlare
in libertà.
"Uno ce lo siamo tolto dai piedi!" disse, con quella sua voce scivolosa, l'uomo più basso ma, aggiunse, "il pesce più grosso ci è sfuggito!"
"E' stato un errore, se posso permettermi, perché prima o poi, con un po' di pazienza, avrebbe abboccato all'amo... " disse Gualtiero.
"Sono d'accordo con voi... Di uomini in grado di usare le mani ne abbiamo molti, ma gente capace di usare la testa... Devono essere controllati, guidati, altrimenti rischiano di essere più dannosi che utili. E così di una "testa calda" abbiamo fatto un eroe, un martire" mormorò Nascutello, con quella voce, che se non doveva convincere, acquisiva una tonalità monocorde facendolo sembrare uno scolaro che recitasse svogliatamente una poesia a memoria.
"Per questo, mio caro Debosi, abbiamo bisogno di voi".
Gualtiero lo guardò. Sorpreso ma lusingato.
"Mussolini, l'Italia hanno bisogno di uomini come voi" concluse il poliziotto, mentre il Presidente, riempiti i bicchieri, esclamava: "Accordo fatto!"
"E, ora, andiamo a fare compagnia alle signore... " concluse il padrone di casa, il pensiero fisso sulle spalle della signora Debosi che, nella stanza  accanto, sedeva silenziosa, sorseggiando lo champagne persa nei suoi pensieri.

(continua... )