domenica 29 aprile 2012

Fantomatici obiettivi


Mario Monti, tra un pasticcino e un sorso, appena un sorso, di ottimo vino bianco servito freddo naturalmente, di cosa avrà parlato, all’ultimo incontro del Bilderberg? Quale sarà stato “il punto caldo” all’ordine del giorno? Di questo gruppo, formato dagli uomini più potenti del mondo, che si riunisce una volta all’anno per discute e  confrontarsi sui grandi temi della pace e prosperità mondiali, la stampa non parla. Si sa poco, si fantastica parecchio,  ma una cosa si può affermare, senza paura di essere smentiti: qualsiasi decisione sia scaturita da questi incontri, qualunque tattica sia stata adottata, qualsivoglia strategia perseguita… i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il problema che si pone è: hanno conseguito gli obiettivi che si erano prefissati oppure no?
Nel primo caso ci sarebbe da indagare su questi fantomatici obiettivi, sintetizzabili in vantaggi enormi per pochi e una sorta di schiavitù economico/finanziaria per molti. Troppi, direi. Nel secondo caso, se questa crisi che ci sta scoppiando tra le mani non è frutto di una scelta ben precisa, ma è il risultato di una serie di molteplici errori… Be’, allora, sarebbero (tecnici, politici e ‘consiglieri’) da prendere a calci, mandandoli a svernare lontano, il più lontano possibile, dove potrebbero, senza fare danni, discettare tutt’al più sul gioco delle bocce.

Fughe...

I ragazzi mi telefonano: hanno voci tese, preoccupate... "Qui è una guerra, mamma, c'è un clima d'incertezza totale, si naviga a vista nella nebbia, senza radar... ". Vivono lontani; noi siamo una famiglia sparpagliata, c'incrociamo su facebook, a volte scherziamo, a volte un "ciao" e via. Scompaiono dal monitor, mai dalla mia vita.
Questa mattina Giuditta, la morosa di mio figlio, mi ha regalato un angolo di mare... il mio mare: quello che vedevo dal terrazzo di casa, a Trieste. La mia famiglia, dalla parte materna, è originaria di Venezia. L'acqua fa parte di me, devono esserci state notti dimenticate passate a nuotare sul fondo, sirena tra le sirene, giorni persi a percorrere la geometria dei canali, ritrovando piazzette e gatti acciambellati, subito amici. Tutto racchiuso nei cromosomi. Poi il mare dell'Istria e le isole di roccia bianca, battute dal vento. La lingua slava, aspra di consonanti, e il dialetto veneziano - parole morbide come velluto - che avrebbero diviso le nonne, innalzando confini di filo spinato, alimentando rancori mai sopiti.
Famiglie in fuga (quelle di mio padre e mia madre), dalla bianca isola di roccia e dall'Istria invasa dalle truppe titine... Alla ricerca di un altro mare, sarebbero approdati a Trieste, la città dalle sette bandiere che, agli inizi del Novecento, faceva ancora parte dell'Impero austro-ungarico. Città che accoglieva tutti, accolse anche noi.
Ho scelto di essere triestina, anche se in realtà non ho un'appartenenza. In me tutto cozza, nulla si è amalgamato, fuso. Mi arrabbio e amo in dialetto, scrivo in un italiano dove abbondano i "triestinismi", ho vagato di città in città, ho cambiato casa decine di volte... Ora mi sono fermata, ma soltanto perché una malattia ( la vita quando vuole sa essere bastarda) mi inchioda ai percorsi brevi e fissi della mia casa.
Mi manca il mare: l'odore, il suono, lo stridio dei gabbiani in picchiata sulle onde. Anche se ho dipinto la casa d'azzurro, non basta!

mercoledì 25 aprile 2012

Caduti come una grandinata sotto un temporale estivo...


Quante volte, io abito in Emilia Romagna, dietro la curva di un sentiero di campagna, su un muro scrostato, da una lapide semisommersa dai rovi, mi sono venuti incontro, incollandomi a quelle due date – nascita e morte –  i partigiani? Ogni volta mi sono fermata, ogni volta mi fermerò a leggere quei nomi: Desmo, Decimo, Primo, Adenore…  Nomi di contadini che hanno poco tempo e troppi figli, e rifiutano i nomi dei santi perché il prete lo salutano, pure lo rispettano, ma la religione per loro non è l’umidore polveroso e stantio della sagrestia e della chiesa: è il Dio dei campi di grano, biondi di sole, è il Signore delle albe intirizzite e dei tramonti che incendiano i boschi dell’Appennino, è il Cristo che bestemmiano quando piove troppo o troppo poco…
In Emilia li trovi dappertutto, caduti come una grandinata sotto un  temporale estivo: morti a venti, trent’anni, ma anche a diciassette, diciotto…
A volte accanto al nome e a quelle due date, sempre troppo ravvicinate, una foto piccola, sbiadita.
Quasi sempre sorridono. Quasi sempre c’è un fiore. Di campo.
Penso alle donne che li amarono e li piansero, penso alla loro paura davanti ai fucili. Avranno tremato, gridato, pianto, bestemmiato, invocato un nome di donna? Erano solo uomini, spesso poco più che ragazzi, ma decisero: un futuro libero o… la morte.
Davanti a quelle lapidi mi sono sempre sentita una pulce.


martedì 24 aprile 2012

Chi sbaglia paga?

                   L'ex ministro dell'Economia del governo Berlusconi, Giulio Tremonti, non ha dubbi quando afferma: "La crisi italiana nasce dallo strapotere del sistema finanziario mondiale: un problema esterno al Paese che", aggiunge, "riguarda, in misura maggiore o minore a seconda delle caratteristiche dei singoli Paesi, tutta l'Economia occidentale". Sul banco degli imputati siedono dunque le grandi banche che, come una ragnatela impalpabile, avvolgono l'intero pianeta, dando vita a una realtà sistemica che deve essere tenuta i piedi, a qualunque condizione, costi quel che costi! 

                       Come ho ripetuto decine di volte, sono stati i politici, i parlamentari ad approvare le leggi che hanno smantellato il sistema dei controlli, lasciando assoluta libertà di manovra alle banche. Lo hanno fatto per ignoranza? Per finanziare il Paese? O sono stati corrotti, pagati e strapagati dai banchieri? La legge Amato del 1990, che ha privatizzato il settore bancario (sulla base degli accordi comunitari che prevedevano l'armonizzazione della normativa nel settore del credito) ha istituito le fondazioni bancarie, strane creature, tutte italiane, che di fatto possiedono le banche (private) ma, essendo pubbliche, sono soggette all'influenza dei politici. Tipico compromesso da "gattopardi". (Ovviamente sugli immobili di loro proprietà le fondazioni non pagano l'Imu, perché si professano no-profit). 

                  Il ministro Tremonti sembra considerare le banche e i banchieri un'invasione di cavallette, una piaga biblica, dimenticando, volutamente, che non soltanto d'incompetenza si è trattato, ma di corruzione. A tutti i livelli della politica. Cosa suggerisce l'ex ministro Tremonti? Di emanare nuove leggi per regolamentare il settore creditizio, sostanzialmente simili a quelle così incautamente e rapidamente cancellate. Si permette di concludere l'intervista concessa a una (giustamente incavolata)  Annunziata confessando il suo timore che il presidente Monti si guarderà bene dall'intervenire, in tal senso, nel settore del credito. Perché? Non dà risposte il ministro: l'intervista è conclusa. Responsabili della crisi gravissima in cui versa il Paese? Nessuno, al di là di una fantomatica Finanza mondiale; sicuramente non lui, Giulio Tremonti, ministro dell'Economia sotto il governo Berlusconi.

sabato 21 aprile 2012

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n°3 - Terza parte)

Assentì, con un sorriso appena accennato.
Lei sembrò rincuorarsi: sciolte le mani che teneva in grembo, aggrovigliate, si rilassò appoggiandosi allo schienale della sedia ed emise un sospiro, un lungo sospiro di sollievo.
"Mi congratulo con lei... credo le sia costata la scelta di venire da me... " e poi, quasi borbottando tra sé e sé, ma senza staccarle gli occhi di dosso, Gualtiero concluse "Del resto... tale padre, tale figlia! Questa è la nuova generazione che  noi fascisti abbiamo formato, che dico, forgiato!"
Si alzò per accompagnarla alla porta, mentre lei, le guance in fiamme, si alzava dalla seggiola.
"Porti i miei saluti a suo padre".
"Non mancherò" .
Poi, nell'aria rimase una traccia di profumo che Gualtiero, spalancando la finestra, fece sparire.
La figlia di De Vecchi! Chissà se il padre era stato a conoscenza della tresca? No, certamente no. Come avrebbe reagito conoscendo la vera identità dell'uomo che sua figlia aveva frequentato? E quali informazioni era riuscito a strappare alla ragazza il bel Professore? Forse l'aveva amata davvero, o se n'era innamorato frequentandola... Graziosa era davvero, e giovane e fresca come una rosa di maggio... Bella figlia aveva allevato De Vecchi e... bel rischio aveva corso! - pensò Gualtiero, mentre seguiva con lo sguardo, spiando dalla finestra, la ragazza che si allontanava in fretta, confondendosi tra i passanti.
Prese una nuova cartella dall'archivio e annotò alcuni dati. Pensieroso.
Una cartella su De Vecchi la possedeva già, ma l'aggiornamento, frutto del colloquio appena concluso, non era cosa da poco. La tresca della ragazza gli offriva un elemento di conoscenza del "Professore" che si sarebbe potuto rivelare fondamentale: tutto dipendeva dalla natura del rapporto fra i due! Erano innamorati, amanti soltanto, o lei era caduta nella rete abilmente intessuta da lui per motivi politici? Magari per organizzare un attentato, assassinare il De Vecchi, avversario politico e fascista?
Avrebbe dovuto richiamare la ragazza, interrogarla a fondo, conoscere i particolari, tutti i particolari... Ma con calma, senza fretta; conquistando la sua fiducia, sfruttando il risentimento che l'abbandono dell'uomo aveva provocato in lei. Si sarebbe dimostrato padre, affettuoso e comprensivo. Le avrebbe promesso di rintracciarlo, con il suo aiuto naturalmente, e le avrebbe giurato di riportarglielo, tacendo sulle conseguenze dell' arresto... Sapeva trattare le donne  lui, Gualtiero! Sapeva rassicurarle, offrendo le sue larghe spalle alla loro fragilità. E conosceva anche la vulnerabilità maschile di fronte alla loro bellezza...
(continua...)

venerdì 20 aprile 2012

Ci mancava Beppe Grillo...

Beppe Grillo riduce la politica  a spettacolo - che dico - ad avanspettacolo, ma raccoglie consensi, soprattutto tra i giovani...  quelli che la scuola ha formato poco, non ha reso sufficientemente critici e/o quelli ai quali la rabbia è arrivata agli occhi.
Grillo scatena la rabbia, non la riflessione.
E' pericoloso...

martedì 17 aprile 2012

Donne e crisi


Come sempre nei momenti di crisi (e non solo ) il Paese conta sulle donne, su quell'invisibile esercito senza bandiera, senza fanfara e senza uniforme, sparpagliato su tutto il territorio nazionale, che ha piegato ancora un po' di più la schiena e... tira avanti! La sveglia posizionata un'ora prima del solito, il sugo e le polpette cucinati sbadigliando, un occhio al fornello e uno all'orologio, mentre la notte sbiadisce e il chiarore dell'alba accende la cucina di colori. Il sugo pronto costa caro e la carne tritata, anche se fatta di parti di scarto, sempre carne è... Bisogna fare i conti con la spesa che costa sempre di più. Bisogna fare come Monti per fare quadrare il magro bilancio familiare: tagliare, tagliare e ancora tagliare!
"Come fai a spendere così poco?" chiedono le donne senza figli, quelle che si sono date alla carriera, quelle che guadagnano (quasi) come gli uomini, e qualche volta sembrano essere state costrette a dimenticare a casa - come l'ombrello in un giorno di pioggia - la loro femminilità.  Ma sono comunque poche, troppo poche per contare ai fini di una statistica seria perché "costituiscono l'eccezione che conferma la regola". Quella regola che ci vede - soprattutto in periodi di crisi come quello che stiamo vivendo - ben lontane, in tutti campi, dalla parità.
"Come faccio a spendere così poco?" La risposta è immediata: "Non compro nulla" e poi, dopo un secondo di ripensamento, quell'aggiunta "per me!" Perché per i figli, per soddisfarne oltre i bisogni anche i desideri, le madri si scannerebbero.
Il livello medio di produttività della donna italiana soddisferebbe sia Mario Monti sia - udite, udite - l'insaziabile pretenzioso Marchionne! Lavoriamo, se e quando ci venga concesso, e "stiamo a casa" ( la mia mamma lavora, e la tua? La mia no, "sta a casa"). Casa, dolce casa, dove non smettiamo di trafficare,  limitandoci  soltanto a farlo gratuitamente, come si trattasse di uno "straordinario" quotidiano, non pagato e senza limiti di orario. Prima (al tempo delle nostre mamme e nonne) in silenzio; ora - grazie a Dio, ma soprattutto al femminismo - protestando, sbraitando e, ogni tanto, incrociando le braccia. Arrabbiate, ma mai abbastanza.
Eppure gli imprenditori preferiscono, a parità di bravura, i nostri colleghi maschi, soprattutto quando entra in ballo la carriera. Non si sa mai, le donne potrebbero restare a casa, giustificate da quella "malattia" che è la maternità per tornare sì in azienda dopo qualche mese, ma rincitrullite: non si sa quanto dalla stanchezza per le notti perse, quanto da quell’inaspettata tenerezza che ci fa ritrarre le unghie. Quelle che servono per fare carriera. Che poi non tutte vorrebbero farla (la carriera) ma ci piacerebbe poter scegliere. Avere - hanno creato anche un ministero - pari opportunità. Sarebbe bello e sarebbe giusto se il destino biologico non diventasse, automaticamente, destino sociale!
Sarebbe bello e sarebbe giusto se quella parola, equità, richiesta a gran voce dal Paese, comprendesse anche la parità tra i sessi, che ancora è ben lungi dall'essere stata conquistata. Stesse opportunità di lavoro, stessi stipendi, servizi sociali a disposizione delle donne per assistere anziani e bambini - senza allungare il lavoro delle donne/nonne  - ben oltre qualunque accettabile limite d'età. E' usurante anche il doppio/triplo lavoro femminile!
Qualcuno/a ha sentito Monti e il suo governo di tecnici accennare alla questione femminile? In termini “seri”, non sdolcinati e miranti soltanto a “tenere calmi gli indigeni”.

Chagall lo sapeva...

Tempo piovoso,
grigio,
rinserri viole infracidate d'acqua,
margherite bagnate,
infreddolite...
Pigro mi afferri,
come un lenzuolo lasciato a mollo
mi torci,
mi spremi,
poi, mi stendi.
Al sole che non c'è.
Il pianto lo hai strizzato,
l'umidore stantio della tristezza
non sai come affrontarlo.
"Stendile al sole" sussurri "stendile al sole, le tue malinconie"
poi, distratto,
mi abbandoni
a quel lento rincorrersi di ore,
al mezzogiorno che batte la campana,
all'aria che si stira,
annoiata,
alla sera che non arriva mai,
ai ricordi
cavallette moleste a divorare serenità stentate
Era, è già estate?
rossi papaveri nel grano
e cori di cicale, e sospiri, e risate e la mia gonna a fiori,
a terra,
stropicciata.
Uno squarcio di cielo che scuriva
un brivido annunciava già la sera
il tempo,
ladro di vite,
già fuggiva,
scappava,
ma
(Chagall lo sapeva)
d'amore si volava...

lunedì 16 aprile 2012

Passera sbatte gli occhietti davanti allo sguardo indagatore dell'Annunziata e... cinguetta. Abilmente, ma cinguetta. "Stiamo (noi tecnici) procedendo nel modo migliore", afferma, "anche se questa che stiamo vivendo è  la fase peggiore della crisi, ma... abbiate fiducia, ne  usciremo, ne usciremo". Poi, la rassicurazione di rito: "Non siamo la Grecia... " e sorride, con la faccia da bravo bambino, aggiungendo quella larvata minaccia "almeno fino a quando... ". 

La trattativa sul lavoro, ritmata da una serie di incontri/scontri, duri come un combattimento sul ring, ha fatto capire molte cose a noi cittadini, ma soprattutto il livello di condizionamento imposto dalla politica e subito dai tecnici. Abbiamo preso atto di quanto la politica sia improvvisamente diventata  attiva in vista delle elezioni comunali e della riscossione dei rimborsi elettorali. Qui si tratta di potere e denaro, ragazzi, sangue del loro sangue  Rivitalizzati dal profumo dei soldi, anche i vecchietti della politica si sono alzati dai loro scranni e hanno cominciato a protestare, creando ulteriori difficoltà al governo. 

Ora, però, cominciamo a intuire la verità:  a spizzichi e a bocconi abbiamo iniziato a vedere ciò che, fino a pochi mesi fa, avevamo soltanto intuito. Il "pifferaio magico" tace. Finalmente. Ma la realtà che ci circonda è desolante: non c'è più una sostanziale divisione dei poteri, con Montesquieu che si starà rivoltando nella tomba. L'esecutivo, il governo, legifera a colpi di "fiducia"; la Magistratura gira a vuoto in uno stagno paludoso, sommersa dai processi che finiscono sul binario morto della prescrizione e che non consentono di processare i "ladri di regime", protetti dall'immunità parlamentare (e taccio sulla scandalosa sentenza emessa in secondo grado sulla strage di piazza della Loggia, e sui suoi inquietanti contorni). Abbiamo un doppio governo: uno di tecnici e uno di politici, in costante rotta di collisione come due ringhiosi "separati in casa" chiamati, i primi, a fare "il lavoro sporco" che avrebbe potuto far vacillare le poltrone dei secondi alle elezioni... Usati, insomma, ma mal tollerati  e, soprattutto, legati gli uni agli altri non da unitarietà d'intenti, ma dal cappio di un doppio ricatto. Pericoloso e miserevole rapporto. 

Ma il ministroPassera sorride e cinguettando rassicura. Costretto dall'evidenza dei fatti, ammette solo che siamo al top della crisi, ma non ci comunica nulla di nuovo, purtroppo, e men che meno di rassicurante.

domenica 15 aprile 2012

Due giorni di pioggia soltanto...


Son bastati due giorni di pioggia 
a incendiare di verde il giardino, 
ad affogare l'inverno
(e i tuoi baci) 

a ornare di frange, 
come gonna frusciante di donna,
i rami larghi del pino

a lavare memoria e mattino

due giorni di pioggia
soltanto
...
sul nostro giardino.

sabato 14 aprile 2012

Antipolitica?

Che spettacolo penoso: l'anziano leader, gonfio e traballante, pronuncia a stento parole poco comprensibili mentre il popolo leghista agita le scope che spazzeranno via lui, Bossi, e la sua famiglia.
"Siamo vittime di un complotto (anche loro?)" tenta di dire, e "Siamo stati sfortunati... ". Il cerchio magico degli affetti si è rivelato per ciò che era: un intreccio di interessi legati alla figura del vecchio padre e marito malato... e usato. Era conscio della situazione? Presumo che, più o meno confusamente, lo fosse.
Ma Bossi non è solo un uomo malato e un padre deluso e "tradito": è anche un Ministro del Parlamento italiano, coinvolto nell'ennesimo episodio di ruberia. Che fine ingloriosa per chi aveva puntato il dito accusatore su Roma ladrona! Ora, sotto il profilo penale, se ne occuperà la Magistratura, ma i limiti di una politica pasticciona, avida, al servizio di interessi che nulla hanno a che fare con quelli del Paese, risultano sempre più evidenti. Le liste civiche che si moltiplicano, coagulando consensi intorno a singoli problemi, presentano aspetti positivi evidenti, ma mi ricordano un po' la nascita e la proliferazione successiva dei sindacati autonomi: espressione, a mio avviso, dell'individualismo atavico italiano, del pensare a sé e per sé. Nata con l'obiettivo del federalismo fiscale, la Lega è stata poi a lungo l'alleato più prezioso di Berlusconi, il politico delle leggi "ad personam" confezionate a sua misura a tutela dei suoi interessi.
E' questa politica che la parte sana del Paese rifiuta, anche se disgusto e rabbia alimentano un sentimento diffuso e confuso di antipolitica. Comprensibile, ma pericoloso.

mercoledì 11 aprile 2012

Cose di donne e da donna a donna...

Quando regalai Pane nero, di Miriam Mafai, a mia madre, in lei risalirono i ricordi trovando, per un istante, la strada delle parole... Mi raccontò la sua guerra, quella fatta di fughe nella notte con noi figlie in braccio per cercare rifugio dalle bombe in cantine buie, fredde, tra bestemmie e preghiere.Quella guerra quotidiana per trovare qualcosa da mettere in tavola. I cappotti fatti con le coperte militari: tutti magri come chiodi e vestiti di grigio/verde. Come i soldati in trincea. 
Non mi disse tutto, ma mi lasciò intuire molto. Il resto me lo raccontò Miriam Mafai: altre cose di donne, e da donna  a donna. Non ci sarà più a raccontare il "non detto", a colmare lacune, ad aiutarci a capire, anche attraverso la storia delle nostre madri, la nostra Storia.... 

sabato 7 aprile 2012

C'era una volta, non tanto tempo fa...

C'era una volta un tempo (in)felice in cui nei Paesi cosiddetti ricchi (tra i quali il nostro) ma detentori di valuta "povera", nelle fasi di crisi economica si attuava una "svalutazione competitiva". Invece di ridurre il costo d'impresa, trovando una migliore combinazione produttiva, si svalutava il cambio. Favorendo le esportazioni , la Bilancia commerciale tornava in attivo, riprendevano a correre i consumi, il Paese - se ricco di bellezze artistiche e paesaggistiche come il nostro - veniva invaso dai turisti che portavano valuta pregiata: marchi, dollari, sterline, franchi  svizzeri... E si usciva dalla crisi.

Be', la lira non ci faceva una gran bella figura, l'inflazione aumentava di anno in anno, i salari e gli stipendi pure, (adeguandosi, anche se soltanto in parte, attraverso il meccanismo della scala mobile), i cosiddetti "fondamentali" quindi peggioravano, ma il Paese viveva bene. Relativamente bene, incoscientemente bene, ignorando (o fingendo d'ignorare) quanto quel tenore di vita fosse alto e quanto oneroso fosse lo Stato assistenziale (Welfare State lo chiamavano ed era il fiore all'occhiello dell'Europa, ma a suon di deficit annuali avrebbe dato vita a quei Debiti pubblici presi oggi di mira dagli speculatori finanziari).

Se le crisi erano ancora congiunturali, l'inflazione, però, era a due cifre, e l'Ue ancora e solo una speranza, un progetto condiviso idealmente in un mondo che diventava sempre più "piccolo", anche in virtù di una tecnologia sempre più avanzata. Poi la globalizzazione diventò realtà, come il sogno europeo che si realizzò, purtroppo, soltanto a livello monetario.

E la realtà diventò incubo, maturato in anni, ma esploso in pochi mesi. Con quale risultato? Crisi di nuovo, ma strutturale (o di  sistema) e globale, mentre ai colossi del capitalismo occidentale, che cominciavano a mostrare traballanti piedi d'argilla, si affiancavano le nuove economie (Cina, India, Paesi dell'America Latina) che esportavano i loro prodotti, resi competitivi soprattutto dal ricorso a mano d'opera pagata pochissimo e priva di ogni forma di tutela sindacale. E così iniziò la delocalizzazione delle imprese: dai Paesi  ricchi a quelli poveri... mentre una massa di disperati,senza alcuna specializzazione professionale, continuava a cercare scampo dalla miseria dei Paesi ancora non industrializzati, offrendo, nei Paesi ricchi, mano d'opera "in nero" alle imprese e variegando il mondo del lavoro in maniera non solo illegale, ma di ambigua comprensione.

L'economia occidentale in crisi, globale, espressa essenzialmente in euro e dollari, assunse un'ulteriore particolarità: diventò di "carta". A una produzione reale (di beni) si affiancò una produzione di "valori" incorporati in documenti cartacei (all'inizio), in scritture contabili (ora), che rappresentavano beni sottostanti e aspettative sugli stessi.

Con tutta la mia stima per il mondo dell'inconscio, così come Freud, anche invadendo il terreno dei sogni fatti assurgere a specchio di profondità esistenti ma invisibili, aveva materializzato accanto a una realtà corporea, una possibile realtà psichica e ne aveva ipotizzato, codificandoli, i percorsi, così un esercito di matematico/finanziari (?) dette il via agli strumenti derivati: valori contabili le cui oscillazioni derivavano (e derivano perché continuano a essere emessi, senza nessuna, o quasi, regolamentazione) da aspettative su beni sottostanti  reali: materie prime e merci o debiti e crediti.
Solo che un'analisi a pagamento (salatissimo!) non te la impone nessuno e a volte funziona, mentre i prodotti derivati ci sono stati imposti e si sono rivelati una iattura. Inoltre, come le scorie radioattive, sembrano... indistruttibili.

Questa è una delle poche certezze che abbiamo: sono stati i "derivati" a far scoppiare la crisi. Negli Usa, nel 2008. La responsabilità economica è delle banche o, più in generale, delle grandi istituzioni finanziarie. La responsabilità politica ricade sui governi che hanno acconsentito (?) a smantellare la normativa che tutelava credito e risparmio, trasformando in un Far West finanziario i mercati.
Il denaro ha corrotto la politica, indebolendola, l'economia di carta ha preso il sopravvento su quella reale.

L'economia reale è stata costretta, con l'introduzione dell'euro che impediva le svalutazioni competitive, a fare i conti con l'innovazione e la riduzione dei costi, l'economia di carta, generatrice di guadagni enormi e velocissimi, quando il primo detentore americano di un mutuo non è stato in grado di pagare il debito contratto, ha invertito la marcia, iniziando una caduta, diventata tonfo, che ha portato le banche sull'orlo del fallimento. Ma il sistema bancario, tramite il mercato interbancario che serve a finanziare le banche, è un'impalpabile ragnatela  che connette tutte le banche tra loro, e il fallimento di un solo ente creditizio di grandi proporzioni avrebbe provocato un effetto-domino. Tutte giù, come birilli... e, dietro le imprese, i risparmiatori... Gli Stati?

Quindi i governi dei vari Paesi hanno salvato le banche. Sono stati costretti a salvarle! A carico del Debito pubblico. Economia reale in affanno (scarsamente competitiva rispetto alle "economie emergenti"), credito (alle imprese e alle famiglie) "congelato", debiti pubblici troppo elevati rispetto al PIL... La Finanza è partita all'attacco e la parola "spread" è entrata a far parte del nostro vocabolario. E' partita la carica dei banchieri, dei tecnici, degli economisti. A imporre comportamenti "virtuosi". Loro!

Be', se non fosse tragico, sarebbe paradossale  e quasi divertente.


mercoledì 4 aprile 2012

Venghino, venghino signori... il furto è servito!

Si ruba a più non posso: legalmente e illegalmente. La linea di demarcazione si fa sempre più vaga, sbiadisce sotto i colpi di un governo che più ladro di così non potrebbe essere. Tassa di nuovo la casa (pagata con denaro già assoggettato a tassazione), la prima casa (quella acquistata strangolandosi a tassi di usura, usura legalizzata com'è quella bancaria, ma sempre usura) e, non pago, non dà a noi contribuenti nemmeno la misura esatta dell'imposizione fiscale. La "modulerà" in itinere, stabilendo un'aliquota in funzione delle necessità dell'Erario e, in ultima analisi, del Bilancio dello Stato. Quasi, quasi, cointesto il mio conto corrente a nome dell'Erario, così mi copro dal rischio di compilazione inesatta dei moduli fiscali per l'Imu. Non vorrei dover versare altri 500 euro di multa...
Nel frattempo si elargiscono finanziamenti a pioggia ai partiti. Non sono finanziamenti, sono rimborsi elettorali? Meglio così: cambiandone il nome,  in un sol colpo (di genio) li legalizziamo e li quadruplichiamo. E poi ? Ce li mettiamo in tasca... Venghino, venghino signori... il furto è servito!

domenica 1 aprile 2012

Il "nuovo" che avanza


Al di là delle singole riforme, dei provvedimenti miranti a tamponare situazioni d’emergenza, quello che mi spaventa – e che si va delineando sempre più chiaramente – è l’imposizione  di un modello socio/politico a monte…

Faccia de tola o faccia di legno che dir si voglia

Avete mai visto quei "bambini vestiti da cretini, guidati da un cretino vestito da bambino" girare vocianti in città? Premesso che la feroce definizione non è mia, vi suggerisco caldamente, di... tenervene alla larga, dopo aver appreso dal  buon Rutelli che Lusi, il preparatissimo, fidatissimo Lusi, iniziò la sua fulgida carriera negli scout, diventandone rapidamente uno dei capi. Poi la sua avanzata non conobbe soste, fino a essere nominato vicepresidente della Commissione Bilancio, membro della giunta per le immunità parlamentari e della Commissione speciale per il controllo dei prezzi. 
Una vera e propria "serpe in seno" o, cito Rutelli, una "piovra". Ma i guardiani di un "tesoro" non dovrebbero essere controllati? E, soprattutto, è corretto il finanziamento - pardon, il rimborso elettorale - a un partito defunto? E' corretto che un rimborso in eccesso rispetto alle spese sostenute, pagato da noi cittadini, venga investito in immobili? 
"No, no... " risponde Rutelli. Contrito. Ma, dato che è in televisione, ne approfitta per fare il suo primo comizio elettorale in vista delle elezioni amministrative: parla di tradimenti, di iniziative portate avanti dalla buona politica (della quale lui sarebbe un esponente), di cambiamenti auspicabili (o già in atto e a lui in parte dovuti)... Promette che la Magistratura farà giustizia, che il denaro rubato sarà recuperato e, unito all'avanzo di bilancio, restituito ai cittadini.
Fazio, anche se quasi zittito da tanta enfasi, riesce a domandare: "Lei, che è passato dal Partito Radicale ai Verdi, al  Pd e ad Alleanza per l'Italia, non ritiene di mancare di coerenza politica? " scatenando l'immediata puntualizzazione del nostro che coglie invece nei vari "passaggi" il filo rosso di una continuità ideologica, la stessa, identica, che lega il Pd al Pds e al Pci. 
"Anche nella sua alleanza con Fini, ritrova un percorso comune?" chiede Fazio.
"No", risponde Rutelli, ma conclude invitando gli italiani  a distinguere gli onesti dai disonesti, "a guardarlo in faccia"...
Io lo guardo e... cosa vedo? A Trieste direbbero "una faccia da  tola" che, nella migliore delle ipotesi, è la faccia di chi potrebbe guidare, a dire molto, un gruppo di scout, nella peggiore, è pure un disonesto.

Ultime notizie dal fronte: domenica, 1 aprile 2012