martedì 29 novembre 2011

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n°12 - Parte seconda)

Il marito della contadina, sentendo voci sconosciute,  si era affacciato alla porta della stalla. Diffidente, stava osservando i due uomini ai quali, poi, ripulendosi le mani nel grembiule, si avvicinò, lento.
"Da dove venite?"
"Dall'Italia" rispose il più giovane dei due, sollevando lo sguardo verso quella montagna d'uomo che lo sovrastava letteralmente.
"Cosa siete venuti a fare in Svizzera?" 
"A fare? A cercare, vorrete dire... A cercare ciò di cui tutti abbiamo bisogno. Lavoro, cerchiamo lavoro... "
Lo svizzero assunse un'aria un po' più rilassata, anche se non appariva troppo convinto. Si grattò il mento borbottando: "Ah capisco, ma anche qui non è facile... Io faccio tutto da solo e non ho bisogno di nessuno, mio figlio, anche se è poco  più di un ragazzino, è già in grado di darmi una mano... "
"Ah capisco, be', potremmo proseguire per Lugano; lì vivono lo zio e un cugino del mio amico - e così dicendo il Professore cercò con lo sguardo il compagno che gli stava accanto in silenzio - i quali, forse, potrebbero darci una mano, almeno speriamo! Voi potete darci un passaggio sul carro? Vostra moglie ci ha detto che il casaro al quale portate il latte... "
"Sì, sì, ho capito: se è solo questo che vi serve, non ci sono problemi; all'incrocio, dove vi posso portare senza problemi perché è la strada che faccio tutte le mattine, vi farò scendere, una scarpinata di un'oretta e sarete alla stazione. Poi andrete dove voi, o il diavolo, deciderà di portarvi... "
I due che gli stavano davanti sorrisero, ringraziando, ma l'uomo concluse dicendo: "Il riposino ve lo scordate, io parto subito: non ho tempo da perdere" ed era evidente il suo desiderio di liberarsi il più rapidamente possibile dalla presenza di quei due estranei che, come giustamente  sospettava, dovevano aver passato la frontiera clandestinamente, provenendo dall'Italia. Non erano i primi  e non sarebbero stati gli ultimi che avrebbe visto sbucare dal sentiero come fantasmi, di primo mattino e di sera, con quelle facce stanche e nello sguardo la paura e l'audacia, una strana mescolanza di sentimenti che caratterizzava quei fuggitivi... Perché  erano dei fuggitivi, gente che scappava dall'Italia, da quel capo, vestito di nero, dalle parate minacciose... Oh lui ne sapeva poco di politica - e ancora meno avrebbe voluto saperne - ma di Mussolini parlavano tutti i giornali, anche se lui non li leggeva. Sentiva soltanto le chiacchiere all'osteria, ma non era uno stupido - pensò, salendo sul carro, mentre i due vi saltavano sopra, avvolgendosi stretti nel mantello.
Dopo pochi minuti erano già addormentati, cullati dal suo fischiettare sommesso e dal canto degli uccelli che il sole che si alzava alto nel cielo, intiepidendo l'aria della vallata, buttava fuori dai nidi.

(continua... )