mercoledì 2 novembre 2011

Déjà vu?

Ci sono momenti d'incertezza profonda, di disorientamento, in cui alla forza e all'intraprendenza dei giovani si deve affiancare la saggezza dei vecchi. Ricordo una frase di Giorgio Bocca che diceva più o meno così:  "Quando sei incerto, quando non trovi il bandolo della matassa, quando non 'capisci'... cerca la via dei soldi. Attaccati insomma, saldamente, a un bel bigliettone e non mollare la presa: percorrerai vie tortuose e sconosciute, autostrade e/o viottolo, ma ti porteranno a scoprire la verità".

Le borse, i  santuari del capitalismo, sembrano impazzite: distruggono miliardi in un giorno e li ricreano, quasi con un colpo di bacchetta magica, il giorno successivo. E' sadismo finanziario? No, è solo un vecchio giochetto: comperare e vendere a prezzi diversi... Non è questa l'essenza dell'affare? Quante volte un amico ci ha detto, con l'occhietto furbo e l'aria tronfia di chi sa come funziona il mondo, di aver comperato qualcosa, una cosa qualunque, "per quattro lire"  e averla rivenduta al doppio o al triplo del prezzo pagato, guadagnandoci sopra una bella sommetta?

E' sufficiente manovrare sui mercati finanziari in modo da provocare un ribasso, vendere a 100, aspettare il ribasso, e comprare a 80 e... il gioco è fatto. Le regole dei mercati borsistici consentono di operare a termine (stipulo il contratto oggi dandogli esecuzione in un momento successivo), allo scoperto (senza possedere che una minima parte della somma in gioco), e di invertire la sequenza delle operazioni (compro e vendo se prevedo un rialzo, vendo e poi compro in previsione di un ribasso).

Si potrebbe fare qualcosa? Sì, cambiare le regole: vietare (provvisoriamente) le vendite a termine e dichiarare fuori legge i "derivati". Un governo che può dichiarare la guerra (mandando a morire i propri cittadini) non può emanare leggi capaci di tutelare i risparmiatori? Potrebbe ma, evidentemente, non vuole. Perché quella via che abbiamo imboccato per seguire i soldi porta proprio qui: a questa casta di ricchi e straricchi che pretenderemmo cambiassero le regole del gioco... per noi, rinunciando a parte della loro ricchezza. Per noi, noi poveri cristi che non arriviamo alla fine del mese, per i nostri figli che non trovano lavoro?

E' in atto, nell'economia occidentale, un cambiamento importante ma, di nuovo, vecchio come il mondo: una redistribuzione della  ricchezza a favore dei più ricchi. Per essere una crisi, dalle motivazioni complesse e le soluzioni quasi impossibili, ha un gusto decisamente stantio: sa di déjà vu.