lunedì 24 ottobre 2011

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n°3 - Seconda parte)

Le notizie, soprattutto quelle cattive, hanno le gambe lunghe e conoscono scorciatoie ignote ai più per arrivare dove non dovrebbero... e così la morte di Primo provocò incontri, affrettò decisioni, portò a galla sentimenti repressi fino a quel momento. In quella giornata, apparentemente eguale alle altre, con lo stesso sole dorato  a farsi largo tra il fumo delle ciminiere, non fu soltanto Pioltino a scoprire un coraggio che non sapeva di possedere, furono anche Mario, Domenico e Luigi - e altri ancora - che uscirono dalla fabbrica  diversi da come vi erano entrati. Anche Gualtiero si chiuse alle spalle, quella sera,  la porta dell'ufficio e uscì, il passo lento e misurato di sempre, per tornare a casa, sperando di aver ricacciato i suoi fantasmi in quell'angolo della sua mente dove erano stati fino a quel momento: così come era solito fare in campagna, quando un temporale estivo, scoppiando inaspettato e violento, spaventava le vacche al pascolo, facendole disperdere in una sarabanda di muggiti e terrore, fino a quando lui, un po' blandendole, un po' spintonandole, non le raggruppava per ricondurle alla sicurezza della stalla e del fieno caldo e asciutto.
Ma, mentre i più tornavano alle loro case, qualcuno le abbandonava in tutta fretta, fuggendo dalla città, diventata pericolosa, per sottrarsi agli assassini di Primo, ai loro pugnali, alle informazioni che avrebbero potuto ottenere da qualche compagno, torturandolo per obbligarlo a parlare.
"Arrivederci  Professore... e, mi raccomando, non sia imprudente!"
Il camioncino si mise in moto sbuffando, mentre il rumore secco della portiera che sbatteva, risuonava nel vicolo. Il mezzo attraversò la città, allungando la strada per non passare per il centro, l'aspetto innocente e usuale di un camion carico di frutta e verdura diretto al Mercato Generale. Al volante un  uomo con il basco calato sulla fronte all'uso contadino, gli zoccoli  ai piedi, e accanto a lui un operaio? uno scaricatore? 
A tradire il Professore sarebbero bastate quelle sue mani bianche e morbide, dalle dita lunghe e sottili di chi è abituato a maneggiare l'archetto di un violino o sfogliare le pagine di uno spartito o di un libro da leggere e mai, ma proprio mai, ha usato la zappa o afferrato un martello...
Passò accanto al furgone, superandolo, una macchina nera: uomini in camicia ancora più nera lanciarono un'occhiata distratta, mentre la macchina accelerava per sparire subito dopo in un turbinio di polvere.
"Cristo, quelli erano fascisti!" esclamò l'uomo che guidava, aggiungendo "per fortuna che non ci hanno fermati... Se avessero voluto controllare i documenti...  "
"E' andata bene!" sussurrò l'uomo al suo fianco, raggomitolandosi al  suo fianco sul sedile alla ricerca di una posizione che gli conciliasse il sonno. Ma appena socchiusi gli occhi, Primo affiorò dalla memoria, lo sguardo ironico e allegro, invadendogli il cervello. Rabbia e dolore lo svegliarono di colpo, rendendolo di nuovo lucido, presente a se stesso.
"Pagheranno anche per questo, pagheranno anche per la sua morte!" sibilò, tra i denti, mentre il mezzo, affrontava una leggera salita per infilarsi in un viottolo sterrato. Anche in lui, come in Gualtiero, affioravano ricordi dolorosi, angosciosi che legandolo a quell'uomo lo infilavano di diritto in quella lunga scia di sangue e dolore che era partita da Ninetto e dalla sua ormai leggendaria ribellione.
(continua... )