lunedì 25 luglio 2011

Storia di nebbie e acquitrini (puntata n°28)

Marilena ricordava bene quella notte, ricordava l'angoscia che aveva provato e la sensazione, sconvolgente, di non sapere più con chi avesse a che fare. Chi era Gualtiero? Il timido, rassicurante compagno tra le cui braccia aveva trovato amore e sicurezza? Oppure uno di quei violenti, brutali "picchiatori" che, come diavoli neri, scorrazzavano per la campagna, aggredendo e pestando contadini inermi, colpevoli soltanto di non pensarla come loro?
Quanto le aveva fatto comodo propendere per la prima ipotesi, attribuendo all'influenza di Desmo, che Gualtiero subiva senza riuscire a elaborare una scelta critica che fosse sua, quella partecipazione ad azioni che lei non capiva o addirittura disapprovava.
Allora, l'angoscia che aveva provato, i suoi pianti, la minaccia di lasciarlo, avevano finito per indurre il marito a rinunciare a quelle spedizioni, sì, così le chiamavano, spedizioni punitive, ma lui non era mai riuscito a perdonarla del tutto, anche se non aveva mai più voluto affrontare con lei l'argomento.
Poi era morto Desmo e la vecchia ferita si era riaperta. Furente, Gualtiero le aveva urlato tutta la sua rabbia, le aveva gridato che era stato per colpa sua (di lei, donnetta timorosa e possessiva, ignorante della vita, della politica, priva di sogni, del "grande Sogno" di un Paese nuovo, fatto di uomini nuovi) che lui non si era trovato accanto a Desmo, l'amico, il fratello, il confidente con cui aveva condiviso tutto, in quella maledetta notte, o giorno, in cui qualcuno l'aveva aggredito alle spalle. Dov'era, dov'era in quella maledetta notte? Rintanato tra le sue bianche braccia, a rotolarsi nel proprio letto, soddisfatto e sicuro come un maiale quando si rotola nel pantano merdoso del suo recinto!
Quel giorno il marito l'aveva guardata con occhi diversi, estranei, facendo riaffiorare in lei il dolore di abbandoni relegati nella parte più oscura dell'anima. Quel giorno una fessura, diventata crepa, aveva incrinato il loro rapporto rendendolo paradossalmente più forte, perché la paura di tornare a essere soli, da quel momento, aveva superato il desiderio di  essere insieme. I bisogni prevalendo sui desideri avevano minato alle radici la loro storia.
Che significato poteva avere quell'offerta di lavoro che era stata fatta al marito? Cosa aveva accettato di fare? Di diventare? In quel Paese dove il controllo dello Stato si faceva di giorno in giorno più invasivo, dove la propaganda urlava violenta o ronzava in sottofondo, persuasiva, cosa aveva accettato di fare Gualtiero se non lo spione, lo spione a pagamento?
(continua... )
http://falilulela.blogspot.com/2011/07/storia-di-nebbie-e-acquitrini-puntata_24.html