venerdì 22 luglio 2011

Storia di nebbie e acquitrini (puntata n°25)

Dopo una stretta di mano il sorvegliante aveva lasciato il locale e Gualtiero, passati alcuni minuti, era uscito a sua volta, scivolando lungo il muro del deposito; guardandosi intorno per la paura di essere visto da qualcuno che si fosse attardato in fabbrica, aveva raggiunto in gran fretta il cancello principale e solo dopo averlo varcato, lasciandosi alle spalle lo stabilimento, si era sentito finalmente al sicuro.
Il portamento eretto, una mano nella tasca dei pantaloni (perché Gualtiero non usciva in tuta dalla fabbrica, si cambiava sempre, mettendosi anche la cravatta, quasi fosse un impiegato e non un operaio) il passo lento che gli era abituale, e una sicurezza nuova stampata sul viso, una sicurezza che si coglieva soprattutto nello sguardo che, indagatore, si posava su ciò che osservava come se volesse, e potesse, coglierne l'aspetto nascosto, segreto.
Allungò, intenzionalmente, la strada per giungere a casa. Voleva godersi il primo tepore della primavera e assaporare quello che considerava un successo personale, il primo passo per uscire dalla folla anonima che lo circondava. Il fascismo gli stava offrendo un'opportunità di riscatto, una speranza, in quella sua vita che si era appiattita su una modalità ripetitiva, scontata...
Così pensando, era arrivato davanti a casa quasi senza rendersene conto. Varcato il portone d'ingresso, era stato investito dalle grida dei ragazzini del caseggiato, usciti in massa dagli appartamenti a godersi il tepore della stagione e a dare un po' di pace alle madri impegnate nelle pulizie di primavera. Per la prima volta non provò l'abituale fitta d'invidia: portava in dono a Marilena una promozione importante, un aumento di stipendio consistente... e senza essere padre, senza avere alle spalle una sfilza di figli che gli spianassero la strada, agevolandogli la carriera.
Quando entrò in cucina, Marilena, indaffarata a preparare la cena, lo salutò distratta, senza interrompere quel suo andare e venire dal lavello al fuoco, mescolando il cibo nelle pentole.
"Sono stato promosso" esordì, infilando i pollici nella cintura dei pantaloni e divaricando leggermente le gambe per assumere una posa consona all'importanza della notizia appena comunicata.
Marilena si voltò, con il cucchiaio di legno in mano, guardandolo interrogativa.
"Sorvegliante!" precisò.
"Sorvegliante?" esclamò sorpresa la moglie, crollando a sedere sulla seggiola più vicina.
"Be', ancora non del tutto: per il momento aiuterò Bepi, l'attuale sorvegliante del reparto... ma è solo questione di tempo. E lo stipendio è, già da questo momento, raddoppiato".
Marilena sollevò il volto arrossato dal calore delle pentole, un'ombra di sospetto nello sguardo, mentre chiedeva, più a se stessa che a lui: "Perché proprio tu?"
Seccato, Gualtiero le rispose: "Perché me lo merito, evidentemente!" e poi, cattivo, aggiunse "anche se non ho figli".  
"Allora... congratulazioni!" rispose Marilena, alzandosi per mescolare qualcosa che rischiava di bruciare sul fuoco, mentre sulla cucina calava, improvviso il silenzio.
(continua... )
http://falilulela.blogspot.com/2011/07/storia-di-nebbie-e-acquitrini-puntata_21.html