giovedì 21 luglio 2011

Storia di nebbie e acquitrini (puntata n°24)

Il Deposito Attrezzi sapeva di polvere e di olio lubrificante, come la bocca di Gualtiero  che aspettava il sorvegliante, deglutendo a fatica. Il cigolio della porta che scorreva sui cardini lo distolse dai suoi pensieri.
Bepi entrò e gli si parò di fronte scrutandolo, soppesandolo, quasi cercasse il suo punto debole, la pecca, il difetto, come abitualmente faceva, in fabbrica, rovistando tra viti, bulloni, chiodi e dadi.
"Il Capo Reparto... la Direzione apprezzano il tuo lavoro e... " (pausa ben calcolata) "avrebbero pensato a te per un incarico un po' particolare: delicato e difficile. Un lavoro che richiede certe doti, determinate caratteristiche". E qui il Bepi, prima di continuare, introdusse un'altra pausa, sempre spiandolo con quegli acuti occhi a i quali nulla poteva sfuggire.
"Dovresti raccogliere in giro per la fabbrica i commenti, i discorsi, il malumore e i motivi che lo alimentano, individuando coloro che sobillano e incitano alla protesta, se non addirittura alla rivolta, i compagni. Cogliere eventuali complicità, vedere se... Be', credo tu abbia capito!"
"Ho capito perfettamente ma, inchiodato come sono al mio posto, come potrei muovermi liberamente per la fabbrica?" replicò Gualtiero.
"Ci abbiamo già pensato: per non insospettire i tuoi compagni, per il momento, continueresti a lavorare al tuo posto, al mattino, e, al pomeriggio, mi affiancheresti nel lavoro di sorveglianza del prodotto. La fabbrica si sta allargando e la produzione è in costante aumento. Tu e io non lavoreremmo affiancati, sorveglieremmo  reparti diversi, a rotazione, quindi tu potresti condividere il pasto, a turno, con tutti - ripeto! - tutti gli operai della fabbrica. ".
"Ma qualcuno non sospetterà... " borbottò Gualtiero, concludendo "Si chiederanno perché proprio io"
"Perché sei metodico, preciso nel tuo lavoro, non perdi tempo in chiacchiere... E poi, perché no?"
" E lo stipendio?" chiese Gualtiero.
"Raddoppiato" rispose Bepi, mentre un ultimo raggio di sole, con un guizzo, illuminava il volto di Gualtiero prima di stendere sul locale la prima precoce ombra della sera.