giovedì 30 giugno 2011

Storia di nebbie e acquitrini (puntata n°16)

Erano rimasti fianco a fianco seduti sull'argine a guardare l'acqua del fiume fluire. In silenzio, o quasi. Lui non aveva nemmeno tentato di baciarla, soltanto quando l'aveva sentita tremare si era tolto la giacca posandogliela sulle spalle e lei l'aveva ringraziato, a bassa voce, per non turbare quel silenzio che li avvolgeva, perfetto. Poi, quando a Oriente il cielo era schiarito, lui si era alzato, e l'aveva accompagnata fino alla porta di casa, lasciandola così, con una carezza impacciata sulla guancia. Lei, che ben poco sapeva di uomini, l'aveva guardato allontanarsi, la giacca gettata su una spalla... mentre dal portone la Rosina, in camicia da notte e scialle, sbucava borbottando:
" E' quasi giorno, Marilena! Rientrate, rientrate per l'amor di Dio, prima che qualcuno vi veda", accostando il lume per spiarle il viso.
"Vedo che vi siete divertita... " aveva aggiunto, ma lei si era limitata a sorridere, misteriosa e inaccessibile.
"Spero non abbiate fatto sciocchezze... Gli uomini, si sa, hanno le mani lunghe e 'chi va al mulino s'infarina'... "aveva aggiunto.
"Non siamo stati al mulino" aveva risposto lei ridendo - una  vampata di rossore che le dava un'aria sana, per lei insolita, da contadina abituata a stare all'aperto - prima di chiudersi alle spalle la porta della camera, lasciando la Rosina a friggere di curiosità.
Da quel giorno avevano cominciato a vedersi con regolarità, e lei aveva pensato che l'amore fosse quello: i baci rubati sull'erba, le prime carezze, l'odore di Gualtiero, della sua pelle nuda calda di sole e di desiderio, le risate e gli abbandoni dopo quegli abbracci lunghi, intensi, ai quali le ombre della notte o il sorgere del sole li strappavano, riportandoli a una percezione del tempo che, in quella casa sul fiume sospesa tra cielo e campi, acqua, nebbie e silenzio, sembravano avere perduto. Cosa poteva saperne lei, dell'amore? Dove, quando l'aveva incontrato? Nella sua vita di orfana l'aveva cercato nel sorriso di qualche suora, nell'espressione dello zio prete che quando la vedeva, a Natale di solito, lasciava trasparire un sentimento di pietà, ma nulla d'altro, se non il larvato sollievo di vederla ripartire, dopo pochi giorni, per non sentire più borbottare la perpetua infastidita dalla sua presenza... Poi, di nascosto, lei aveva letto qualche libro che si concludeva sempre con il trionfo dell'amore, conquistato attraverso mille peripezie e destinato - lo si intuiva chiaramente - a perdurare immutato e fedele nei secoli, come il motto dell'Arma dei Carabinieri.
Per la prima volta nella sua vita, ora, qualcuno l'aspettava, si preoccupava per lei, la riscaldava se provava freddo e, ben lontano dal considerarla un impiccio o un problema da risolvere, la faceva sentire preziosa come un regalo per la Prima Comunione, prelibata come il cappone a Natale, bella, sontuosamente bella come un tramonto sul fiume... Inaspettata, imprevedibile come un'annata senza grandine o un'estate senza siccità.
(Continua... )