giovedì 9 giugno 2011

Scrittura: ora e sempre

E ora dovrò trovare un titolo, mentre il racconto si sta appena delineando... Ho il vizio di costruire  i miei racconti lunghi così: senza una scaletta. Penso sia sbagliato ma mi è congeniale. Ciò che mi preme di più è scrivere. E' una passione e di questo sentimento ha tutte le caratteristiche: è irragionevole, tenace, avvincente, prepotente, fascinosa, subdola, vivificante, sospettosa, ardita, possessiva fino alla dipendenza. 
Mi tiene in vita, aggrappata a un paracadute di parole...
Chi mi suggerisce un titolo?

E incipit sia (puntata n°2)

Allora è deciso. E incipit sia!
"Dormi, non è ancora giorno... " le disse, la voce di nuovo ferma anche se guardinga, soltanto il respiro un po'più affannoso prima di rivoltarsi nel letto pesantemente, offrendole la schiena. Lei rimase immobile, lo sguardo puntato sulla finestra, senza sapere cosa fare ma intuendo che sarebbe stato  tutto diverso da quel momento. "Dormi, non è ancora giorno... " le aveva detto, ma il giorno era arrivato e lei aveva dormito anche troppo.
Non avevano avuto figli. Il medico di famiglia al quale si era rivolta aveva scosso la testa e, tastandole la pancia, dopo averle infilato quell'aggeggio freddo, metallico, tra le gambe, aveva borbottato "Sembrerebbe tutto a posto... ", mentre lei si rivestiva. Poi, dopo averla guardata con aria di disappunto, le aveva  prescritto un ricostituente. "Deve ingrassare, è troppo magra...  E' per questo motivo che non rimane incinta!" aveva aggiunto, ma non del tutto convinto, dato che aveva sussurrato quel "forse" al quale lei si era aggrappata per poter continuare a sperare.
Nel casermone dove vivevano, tutte le coppie giovani avevano figli, e lei li sentiva giocare, gridare - soprattutto con le finestre aperte su quelle giornate estive interminabilmente chiare - litigare e ridere. I padri al ritorno dal lavoro si fermavano a salutarli; soltanto suo marito, solo Gualtiero, saliva subito, impettito, allentando sulle scale  la cravatta  per dare respiro al collo solido e corto, alla faccia quadrata che tradiva le sue origini contadine. 
Sentì distintamente il pianto di un neonato. Erano passate poche settimane dal trambusto di quella notte in cui era arrivata la levatrice e le urla si erano sentite fino al cortile, tanto che Gualtiero aveva borbottato "Sembra stiano ammazzando un maiale", ma con dispetto, perché con quel figlio il vicino si sarebbe assicurato una medaglia, un attestato firmato forse dallo stesso Mussolini...Be', lui, Gualtiero, era un buon fascista, andava alle adunate, e se lei non si fosse opposta con tutte le sue forze avrebbe partecipato anche alla Marcia su Roma, ma, ma.... figli, niente. Nemmeno l'ombra.
(continua... )