lunedì 1 novembre 2010

Doppio binario (Racconto a puntate: puntata n°3)

Devo andare - pensò, alzandosi in fretta e lasciando il denaro sul tavolino, senza voltarsi indietro, l'urgenza di muoversi che dava ai suoi gesti una concitazione per lei inusuale.
Il sole ora avvolgeva la valle che si spalancava davanti ai suoi occhi. Conosceva quelle montagne aspre, puntute, e il loro silenzio, conosceva quella strada che si snodava, alternando curve a brevi rettilinei, giù nella valle. Pur coperta dalla neve avrebbe saputo distinguerne il tracciato, anche a occhi chiusi. Affrettò il passo, scendendo sicura. Rispetto alla notte appena passata avanzava abbastanza spedita. Il figlio non la seguiva più... Doveva essersi fermato. Forse la proprietaria del locale gli aveva offero le salsicce di fegato sott'olio, forse si era stancato di seguirla in quella sua corsa che doveva essergli sembrata priva di senso. Be', era adulto e vaccinato, se la sarebbe cavata da solo in un modo o nell'altro.
Il caffè le bruciava lo stomaco e il freddo pungente la faceva rabbrividire. Quasi senza rendersene conto si ritrovò in una piazzetta, una di quelle piazze così comuni nei paesi da non essere quasi distinguibili l'una dall'altra. L'immancabile chiesa da un lato, il bar dall'altro, case e un negozio di alimentari a delimitare quello spazio che è il cuore pulsante di ogni paese. Qualche vecchio con le carte da gioco in mano, le beghine davanti alla chiesa, nere come corvi saltellanti sulla neve in cerca di cibo. Nulla sembrava cambiato, nemmeno nella casa accanto alla chiesa.
Si avvicinò e accostò l'orecchio al battente del portone. Silenzio. Assoluto. Era passato tanto tempo, cosa si era aspettata? Di trovare qualcuno? Di essere accolta al suono delle fanfare?
Si mosse lentamente e sbirciò, attraverso la cancellata, nel giardino. Era incolto, i cespugli avevano invaso le aiuole. La siepe non più potata, fitta come un muro, ricadeva in disordine intrecciandosi alle erbacce e debordando nella piazza.
"C'è nessuno?" La sua voce risuonò stridula e alle sue spalle sentì, prima ancora di avvertirne la presenza, una voce di donna apostrofarla in tono interrogativo: "Sei tu Angela? Mio Dio, quanto tempo è passato?"
(continua... )