lunedì 2 agosto 2010

Ore 10.25 Bologna

Era un mattino d'estate, traffico da bollino rosso. Le fabbriche chiuse e le autostrade intasate. Treni stipati di passeggeri: ragazzi con gli zaini sulla schiena e famiglie. Il padre in testa con la valigia più pesante e la moglie dietro, la sporta con la bottiglia della coca cola e i panini con la mortadella. I figli piccoli per mano, ben stretti, ché perderli è un secondo.
La stazione di Bologna è un intrico di rotaie che si intersecano e, per raggiungere la Riviera romagnola, con le sue spiagge di sabbia e l'acqua bassa come i prezzi delle pensioni, le Ferrovie dello Stato hanno istituito treni speciali. L'Italia è ormai entrata nel club dei paesi industrializzati, quindi in agosto... Tutti al mare!
La stazione è piena di gente, c'è aria di festa, gracchiano gli autoparlanti in sottofondo, nell'aria una risata e il pianto di un bambino, voci che gridano nomi... Un uomo entra nella sala d'aspetto e... vola. Volano con lui calcinacci e corpi, valige che si aprono in un arcobaleno di indumenti che scendono a terra. Una pioggia di calcinacci, corpi bruciati, smembrati. Polvere, tanta polvere che pietosa si alza a occultare l'orrore.
Sono le 10.25 sull'orologio della stazione di Bologna.
L'urlo delle autoambulanze riempie l'aria.
Come in guerra.