lunedì 19 luglio 2010

I giudici di Palermo

                         Era siciliano, Falcone, il giudice Falcone, come i mafiosi che tallonava, interrogava, deciso a combattere - perché di guerra si trattava - il fenomeno mafioso. Non avrebbe approvato il termine fenomeno, perché per lui i mafiosi erano criminali come tutti gli altri e l'organizzazione mafiosa una ben oliata associazione finalizzata al crimine. Togliere alla mafia quell'alone di mistero e invincibilità che ne faceva sussurrare il nome a bassa voce fu come togliere l'aureola a un santo, e tanto bastò per portare a casa la prima vittoria. Poi il colpo da maestro dei "pentiti", mentre continuava e si rafforzava la collaborazione con il giudice Borsellino, in quella Sicilia arsa di sole, profumata di zagare, dove chi intralciava la mafia aveva due uniche possibilità: farsi comprare o farsi uccidere. Lui non si fece comprare e lo Stato gli assegnò una scorta. Cinque uomini armati per tenere a bada la morte. Aveva paura? Non nascose mai di averne, anche se la sua paura non si notava e il sorriso contagiava sempre gli occhi: scuri, neri e morbidi occhi di siciliano da cui trasparivano l'intelligenza e la consapevolezza distaccata della sua gente.
Il fumo di una sigaretta sempre accesa tra le dita, a velarne lo sguardo in cui la paura si era accucciata in attesa della morte, resa certa dall'uccisione dell'amico Falcone, tradiva invece in Borsellino, nel giudice Borsellino, la tensione costante, la consapevolezza dolorosa di essere un bersaglio già individuato e sotto tiro. Falcone fu fermato da una carica di tritolo quando le sue indagini arrivarono ai portoni delle banche, ai conti correnti della mafia, perché a quel punto, seguendo la strada lastricata di oscenità di quella che Bocca chiama "la via dei soldi" sarebbero emerse le complicità con la politica, le mazzette pagate, e a chi pagate, e nome e cognome degli "uomini cerniera" , la nuova mafia in camicia azzurra e abito grigio ferro, capace di riciclare il "denaro sporco", sul mercato internazionale dei capitali.
Borsellino fu fermato da un'altra carica di tritolo, mentre suonava il campanello per salire a salutare la madre. Erano passati pochi mesi dalla  morte di Falcone. 
La sua agenda scomparve. 
Chi furono i mandanti? 
I sospetti - pesantissimi - sono al vaglio dei giudici. 
Fermeranno anche loro? 
Politica e mafia s'intersecano, si aggrovigliano. 
Si coalizzano?
Domande inquietanti, pesati, troppo pesanti e inquietanti per un Paese serio, corretto.
Soprattutto se, come temo, non avranno risposta.