venerdì 16 luglio 2010

Non turarsi le orecchie.

 Ci sono morti - quelle delle donne per mano degli uomini - che non suscitano scandalo, perlomeno non l'indignazione che dovrebbero provocare. Perché? Ieri sera ho visto un programma televisivo che ha riassunto l'ennesima storia di una morte annunciata: una donna giovane, massacrata di botte per sei mesi e poi, quando finalmente aveva deciso di lasciare il suo aguzzino, quando aveva capito che era ormai solo un giocattolo nelle mani di un uomo violento, il volo, dopo un tentativo di strangolamento che le aveva fatto perdere i sensi, giù dal terrazzo del loro appartamento. Un volo dal quarto piano, con la disinvoltura con la quale si  potrebbe gettare dal terrazzo un mozzicone di sigaretta.

 Intorno a questa ragazza un mondo di donne: la figlia, la madre, la sorella e le amiche. Tutte sapevano, tutte tacevano. Perché? E sprattutto perché taceva lei, la diretta interessata? La vittima predestinata. Per timore, per vergogna? Ma restando avrebbe rischiato di morire, andandosene avrebbe avuto almeno la speranza di salvarsi. Vergogna di cosa, di chi? Non è vergognoso soprattutto farsi trattare in questo modo? Eppure chi, per un motivo o per l'altro, si è trovato ad avere rapporti con donne invischiate in relazioni con uomini violenti conosce questo lato oscuro, questa zona d'ombra che le attanaglia. Perché? Sulle motivazioni  penso che soltanto la psicologia possa fornire delle spiegazioni alla luce di un'osservazione che sia in grado di analizzare caso per caso. Come le "morti bianche" queste morti "rosa" perché riguardano le donne e "rosse" perché subdolamente vengono ancora riportate a comportamenti, anche se estremi, di amore/passione, stanno diventando, anzi sono già, un'emergenza nazionale.

Si dovrebbe inquadrare il problema, che è particolarmente complesso, esaminandolo in base a ottiche diverse. Quella giuridica attinente alla denuncia dei maltrattamenti da parte della vittima di violenza, quella psicologica orientata a scandagliare le motivazioni profonde di comportamenti che esulano da quella che si definisce banalmente "normalità". Il sostegno, l'allontanamento in strutture atte a proteggere la persona in pericolo dovrebbe essere di competenza dei servizi sociali ai quali spetta il compito di monitorare queste situazioni di crisi. Ultimo importantissimo supporto quella forma di controllo sociale che la comunità, sia a livello di luogo di lavoro, condominio o addirittura, semplice passante, ha sempre esercitato, ma che -soprattutto nelle grandi città e nei loro disumanizzanti quartieri dormitorio -  si va perdendo.

Poi è evidente che un Paese che taglia gli organici e blocca i rinnovi contrattuali delle forze dell'ordine, e taglia i fondi agli enti locali, si schiera dalla parte dei prepotenti... e sorvoliamo sulla liceità di una sentenza che giustifica il marito "picchiatore", indotto agli schiaffoni dall'ostinazione della consorte. Discorso a parte meriterebbe anche la stampa per le modalità che caratterizzano la descrizione di certe notizie. Frasi trite, leggerezza nell'individuazione delle presunte cause che sono all'origine del dramma se non la  sensazione in chi legge che addirittura si stia strizzando l'occhio al marito violento. La crescita anche culturale di un Paese non può prescindere dalla correttezza, preparazione e competenza dei suoi giornalisti ai quali spetta il compito delicatissimo di informare.

Non dovrebbe essere considerato -  e non è, ripeto non è - un comportamento da "impiccione" bussare alla porta dell'appartamento di un vicino per chiedere spiegazioni sentendo urla e schiamazzi. Potrebbe essere il primo semplice aiuto da fornire per rompere l'isolamento, per indurre a una confidenza, per tendere la mano a una donna maltrattata, per ribadire, con un sorriso, che non è lei a doversi vergognare, per ripeterle che schiaffoni a e altro non se li merita, bastano e avanzano le parole e, quando non è possibile il confronto, ricordarle che  il diritto ha ormai preso il posto della clava. Io penso che questo tipo di aiuto, questa disponibilità  - che è sempre più difficile trovare - possa e debba costituire la prima, inderogabile forma di supporto, da parte di tutti, alla sofferenza e al rischio di morte che molte, troppe donne vivono ancora sulla loro pelle.
Sole, drammaticamente sole.
Per spezzare la loro solitudine può bastare premere un campanello.
E non  turarsi le orecchie.