giovedì 22 aprile 2010

Benedetto XVI Obama e Berlusconi

Benedetto XVI è uomo incapace di dare e darsi. Chiuso, avvolto in una morale che enuncia principi, regole e, soprattutto, divieti, è probabile sia a suo agio più nelle asettiche stanze del Vaticano che a contatto diretto con la vita fatta di lavoro, amore, sesso, figli, sudore e sangue: quando e se, anche solo come un'eco lontana, ne venga sfiorato. E' sulla base di quel soffio che anche Benedetto XVI parla di sessualità, aborto, reati contro i minori, miseria, degrado e immigrazione, tanto per fare un rapido elenco? Rigorosamente a bassa voce - i peccati si sussurrano non si urlano - con quel suo volto che esprime una compunta misura. E la gente lo sente, sente che sotto quelle assurde e scenografiche vesti non c'è calore, non ci sono emozioni. Sul palcoscenico, tra canti gregoriani e fumi d'incenso, va in scena non la vita, ma la sua rappresentazione, magistralmente orchestrata, ma fasulla. E' in parte lo stesso problema che sta alla base del distacco della gente dalla politica. Dagli schermi televisivi un uomo, che vive una realtà privilegiata, suggerisce, consiglia, propone ricette miracolose per stare a galla in una dimensione del reale... irreale.
E consequeziale sentirsi doppiamente presi in giro, poiché non solo la nostra vita è lotta quotidiana e feroce, ma dobbiamo pure sorbirci le prediche di chi questa lotta non la conosce. Inoltre, sono la nostra frustrazione, la nostra rabbia e la nostra sofferenza che ne giustificano, almeno in parte, la presenza.
Perchè mai, allora, dovrebbero risolvere i nostri problemi? Della grande recita forse fa anche parte, come promessa, il lieto fine anche se, quasi d'obbligo a teatro, trova raramente riscontro nella realtà.
C'è qualcosa di sbagliato in tutto questo, di profondamente sbagliato.
Mi sorge spontaneo il confronto con gli Usa e con l'elezione alla Casa Bianca di un uomo di colore. L'America ferita e umiliata, ha deciso di non farsi più rappresentare da un pasciuto bianco figlio di papà, ovviamente miiardario, ma da quello sconosciuto Barak Obama, di cui ha colto la fierezza ma intuendone e riconoscendone le radici nell'umiliazione che molti americani stanno vivendo sulla propria pelle e che ha fatto scattare un'identificazione sul piano delle emozioni dettate dal comune sentire.
Con il servo di Cristo che, dotto e misurato, approfondisce tematiche inerenti alla fede e con l'imprenditore che colleziona ville faraoniche e guadagni miliardari con le proprie aziende, cosa abbiamo da spartire? Nulla, io credo, e, forse anche per questo motivo, le chiese e le sedi dei seggi sono, nel nostro Paese, sempre più vuote.