mercoledì 13 gennaio 2010

Racconto a puntate (La vita cambia )

La mattina seguente, dopo aver accompagnato i figli a scuola e all’asilo, si ritrovò in banca, la testa che andava per le sue, lo sguardo sul bancone davanti a lei e sull’impiegata. Ma si stava sentendo male? La fissava la signorina Gabuzzi - ormai si conoscevano - la bocca semiaperta che sembrava cercasse l’aria. Si mosse istintivamente verso il bancone voltandosi a cercare aiuto. L’uomo alle sue spalle aveva gli occhi scuri, occhi di meridionale - pensò, neri come la pistola. La pistola? Per un secondo si chiese se fosse uno scherzo, ma quando l’uomo la puntò contro il suo stomaco, urlandole “Contro il muro, contro il muro… Questa è una rapina…” si rese conto che era tutto vero.
Il rapinatore aveva un complice, anche lui armato. A gambe larghe, le braccia tese davanti a sé, controllava gli impiegati, l’arma che si spostava verticalmente e orizzontalmente nell’aria quasi stesse mimando un esagitato balletto.
Ludovica, ora addossata alla parete, realizzò di essere l’unica cliente all’interno della filiale bancaria. Le venne quasi da ridere: un riso isterico che le salì gorgogliante dallo stomaco alla gola.
Una rapina in quella specie di borgo dove la vita scorreva monotona e lenta, snodandosi tra la piazza principale con il bar, luogo d’incontro degli uomini, e il supermercato che sorgeva dopo le ultime case come uno scatolone caduto dal cielo, dove le donne, sparlando tra un ciuffo d’insalata e una busta di tortellini del marito e lamentandosi dei figli, si caricavano delle borse della spesa e si scaricavano della loro infelicità?
Eppure erano proprio due rapinatori.
L’uomo più asciutto era saltato oltre il bancone, facendo alzare gli impiegati e ammassandoli contro il muro, mentre l’altro arraffava pacchi di banconote scaraventandoli in un sacchetto di plastica.
“Andiamo, andiamo…” gridò quello che teneva il gruppetto degli impiegati sotto la minaccia della pistola.
L’urlo della sirena di un’ambulanza? Venivano per lei? Effettivamente la testa le girava e le gambe la sorreggevano a stento - pensò, mentre lo sguardo le cadeva sul funzionario dell’ufficio titoli e sullo sguardo gonfio d’orgoglio che le indirizzava. La sirena tacque e il silenzio scese sul locale dove i presenti trattenevano il fiato, immobili come mimi su un palcoscenico teatrale.
“Bastardi… Ci hanno beccato! Andiamo!”
Uno dei due rapinatori scoppiò a ridere, forte, ma non tanto da coprire il colpo di pistola. Ludovica chiuse gli occhi e pensò ai figli, mentre il sangue le rimbombava nelle orecchie e il cuore le martellava contro le costole. (continua…)