domenica 27 dicembre 2009

Scrittura e visibilità

E' stato un anno dedicato alla scrittura... A nulla è servita la laurea in Economia e Commercio, a poco i trent'anni passati a insegnare Tecnica bancaria o Economia aziendale. Le passioni possono non divampare, ma non si spengono: covano sotto la cenere e sanno attendere, pazienti. Ho rivolto spesso nel corso dell'anno la mia ansiosa domanda alla blogsfera sotto la spinta di quel rovello "scrittrice o scribacchina?" che non mi dava tregua e, poco fa, ho risposto a un aspirante scrittore che, reduce da una critica negativa sul suo romanzo, si chiedeva angosciato e arrabbiato quale scrittura potesse essere apprezzata a livello editoriale.

Penso che uno scrittore debba fare i conti prima di tutto con se stesso, debba interrogarsi, riflettere e scrivere, leggere e scrivere di nuovo, e rileggere per l'ennesima volta per scoprire se è in grado di esprimere il suo mondo interiore con la stessa appassionata valenza con cui lo vive.

Perché si scrive? Perché non si può non farlo, perché scrivere diventa naturale come respirare e soltanto dopo, successivamente, se ciò che scriviamo ci soddisferà, lo daremo da leggere, lo consegneremo al lettore, perché è la parola scritta il trait d'union dello scrittore con la realtà e la vita che lo circonda, indipendentemente dal parere positivo o negativo di un editore, che riguarda la pubblicazione, non la scrittura in sé.
Chi scrive fissa lo sguardo sulla realtà: la osserva, la interroga, la volta e rivolta analizzandone tutte le pieghe, aspirandone profumo e tanfo, gli occhi spalancati sulle sue brutture o stupiti dalla sua bellezza, sedotto, irretito dal fascino che esercita su tutti, ma che allo scrittore serve per inventarsene un'altra, verosimilmente valida a cui regalare le sue emozioni, dopo averle depurate della sua storia personale, per metterle al servizio dei personaggi che la sua fervida fantasia ha creato dal nulla, estraendoli, perfetti come i conigli di un prestigiatore, dal suo cilindro di cantastorie.

Poi sarà l'esterno (lettori, editore, critici) a valutare lo scrittore riconoscendogli maggiore o minore visibilità. Se mai riuscirà a pubblicare.

Musica nuova

E anche questo 2009 si appresta a scivolare nel vasto mare dei ricordi... Avanza il Nuovo. Ci lasciamo alle spalle la crisi finanziaria più grave dopo quella di Wall Street del '29. Allora l'America ne uscì grazie alla guerra. E ora? Cosa succederà quando, per le modalità matematico/tecniche con cui vengono determinati i piani di rimborso dei mutui, i proprietari di appartamenti si renderanno conto di dover corrispondere alle banche un debito residuo superiore al valore di mercato dei loro immobili? Se a questo aggiungiamo la Cassa Integrazione, per i pochi fortunati nella condizione di usufruirne, forse ci risulta più comprensibile la "generosità" delle banche che hanno varato un provvedimento di dilazione di un anno dei mutui con pagamento di rate ridotte per lo stesso periodo. Infatti, recuperare i crediti da parte delle banche mettendo all'asta gli immobili (sui quali hanno acceso ipoteca) farebbe scoppiare, come negli Usa, la bolla immobiliare. E' una responsabilità che il sistema bancario non intende assumersi, poiché ne potrebbe ricavare soltanto un danno.

Cosa dicono gli economisti? Finalmente qualcuno, reso prudente dagli errori commessi negli ultimi anni, borbotta che la crisi non ha precedenti e che gli scenari ipotizzabili sono suscettibili di cambiamenti impensabili. Poche le certezze e quasi tutte di segno negativo. Il nostro Paese importa lavoratori poco qualificati ed esporta "cervelli", la disoccupazione aumenta, il Paese s'impoverisce, la borsa non riprende, il malcontento serpeggia e, forse, siamo di fronte a un cambiamento epocale. Forse.

L'Occidente si lascia alle spalle "l'età dell'oro" e i nostri figli si apprestano a diventare una generazione destinata a galleggiare nel mare della più totale incertezza: lavorativa, quindi economica e di conseguenza personale e sociale, perché scelte e comportamenti dei quali noi sessantenni ci eravamo fatti portatori come di certezze assolute sono crollati come birilli: il valore della laurea, soprattutto di alcune, l'indebitamento finalizzato all'acquisto di una casa, la pratica del risparmio o la superiortà nel lungo termine dell'investimento azionario, tanto per indicarne soltanto alcuni.

Quale società si sta delineando? Penso si possa già affermare che sarà una società basata sull'incertezza e quindi sulla mancanza di progettualità. Sarà richiesta una notevole elasticità per passare da un lavoro a un altro. Cambierà, è già cambiata, la scuola. I miei nipotini non sanno cosa sia un tema... ma spaziano dall'inglese all'informatica passando per l'ora di musica e molteplici attività sportive. Il sapere dilaga in orizzontale ma non viene approfondito. Bandito l'apprendimento mnemonico anche se, a volte, ho il sospetto che sia l'apprendimento, tout court, a essere bandito. La memoria, data la mole di ciò che si dovrebbe ricordare, è quella del computer. Quindi non sarà necessario sapere, ma saper cercare.

Il computer verrà regalato per la Prima Comunione al posto dell'orologio per i maschi e... per le femmine? Quali doti consentiranno alle future donne un destino migliore? La bellezza, rigidamente ancorata a ben precisi canoni estetici, resta per l'universo femminile un requisito essenziale che può spalancare le porte del mondo dello spettacolo, televisione in testa. E, per chi non ne faccia una questione di moralità, ben altre porte.

Tutti i confini sfumano, anche quelli tra il femminile e il maschile e tra i maschi e le femmine s'inseriscono i transessuali. In una società multietnica convivono usi, credenze e costumi diversi e, pur con tensioni, il nuovo che avanza è sempre più diversificato. E Obama, il primo presidente di colore alla Casa Bianca, è il simbolo di questo cambiamento.

Un'ultima cosa mi sento di poter dire: da questo impasse non usciremo ricalcando schemi vecchi, noti e stantii, ma facendo scelte totalmente innovative. Quali non so, ma nel cervello e nell'anima dei nostri ragazzi qualcosa sta prendendo forma anche se per il momento è alla caduta rovinosa del vecchio mondo che stiamo assistendo. Cessato il tonfo della caduta aguzziamo la vista e ascoltiamo:
forse sentiremo una musica nuova.