mercoledì 25 novembre 2009

Donne e violenza

Era un pomeriggio d'autunno. Pioveva, una pioggia sottile e insistente che affogava quel che restava del giorno e sembrava forare l'ombrello che la riparava. Andava a ritirare le scarpe dal calzolaio e camminava in fretta Lodovica. Non si stupì quando il ragazzo, spuntato da una stradina alla sua sinistra, il cappotto inzuppato d'acqua, il viso giovane dove gli occhi scuri avevano una luce strana, da febbre, le chiese di ripararsi sotto l'ombrello, insinuandosi sotto quel precario riparo. Lo sentì ansimare e quando le sue mani l'afferrarono stava pensando avesse corso per sfuggire alla pioggia. Aveva sedici anni Lodovica, un morosino da pochi mesi: pochi baci e tante parole, mano nella mano lungo le strade di quella cittadina tranquilla, dove tutti si conoscevano e le giornate, come la gente, avevano un che di noto nella loro ripetitività un po' monotona. Anche quel ragazzo aveva avuto l'impressione di conoscerlo... Aprì la bocca per urlare: la via, poco frequentata, era deserta. La prima casa s'intravedeva un po' più avanti e, alla sua sinistra, uno spiazzo erboso non edificato costeggiava la strada scivolando con una piccola scarpata in un terreno gonfio di erbacce tra cespugli umidi di pioggia. Le uscì un grido dalla gola contratta, sentì quelle mani che le si stringevano intorno al collo, poi il pugno e il sapore del sangue che le finiva in bocca. Mi ammazza - pensò mentre quelle mani, più decise, rafforzavano la stretta, il volto del ragazzo che sovrastava il suo. Le mancò il respiro. Agì d'istinto fingendo di piegarsi, di accettare quella bocca che cercava la sua... Lui spostò le mani sul suo corpo,e quando l'aria le scivolò lungo la gola lei alzò la gamba e lo colpì con una violenta ginocchiata al basso ventre facendogli mollare la presa. Si piegò su se stesso gemendo. Lodovica aveva perso una scarpa, ma se ne rese conto soltanto dopo alcuni minuti di una corsa pazza, il piede nudo che picchiava sul'asfalto sollevando l'acqua delle pozzanghere, il sangue che le vorticava nelle orecchie.
Al Pronto Soccorso dovettero occuparsi di sua madre che vedendo i lividi che aveva sul collo si era sentita male.


Sono passati cinque anni, Lodovica soffre di attacchi di panico, il suo assalitore non è mai stato trovato, ogni tanto di notte suona il telefono e una voce mormora:"Prima o poi, ti becco!" Alla polizia che ha messo il telefono sotto controllo risultano telefonate fatte da cabine telefoniche. Nella tranquilla cittadina d provincia qualcuno comincia a dire che Lodovica è matta, che si è inventata tutto. Non ha amiche perché temono il maniaco e i parenti borbottano: "Avrebbe fatto meglio a non denunciare... In questi casi il silenzio è d'oro!"