giovedì 5 novembre 2009

Bla, bla, bla

Nella carrozza la sua voce querula, con un filo di affettazione riusciva a superare il boato del treno in corsa. Si era attaccata al telefonino come una zecca alla pelle.
Rideva, fasulla.
"Come dici?" Mi sembrava impossibile che qualcuno riuscisse, anche per un solo istante a farla tacere. Infatti!
"No, domani non esisto: voglio comperare una maglietta leopardata, sì leopardata, hai sentito benissimo: non mi ci vedi? E invece mi ci vedrai. Devi andare? Capisco, ci sentiamo".
Le si sarà asciugata la lingua? Trillo imperioso: s'ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra... Be', da un po' a sinistra non risponde nessuno, penso, e tento di appisolarmi, fatta su nel cappotto che mi avvolge.
"Sì mamma sono io. Chi vuoi che sia?"
Questa è la madre.
"No, mamma; la cotoletta di sera mi resta sullo stomaco. Se il treno ritarderà? Per chi mi hai preso: per una veggente? Non mi interessa il tuo programma tv: guardati quello che vuoi. No, non occorre che venga papà a prendermi... ma certo che ho la valigia. Mi metto la roba nel fagotto, me lo piazzo in testa e poi ancheggiando scendo dal treno e sfilo lungo il binario? Mamma viene Franco a prendermi, anzi adesso ti lascio perchè devo avvertirlo. Infastidita "Ciao mamma,ciao" e non gorgheggia più. Spero nuovamente che taccia.
"Ciao amore, cosa fai? Be' non occorre essere maleducati. Comunque" sostenuta "il treno ha sei minuti di ritardo: arriverà alle otto e cinquantadue. Settimana infernale. Ora ti racconto: te la ricordi la Rosy? Quella st...za che era in classe con la sorella della morosa di tuo fratello? Be, l'hanno assunta, sembrerebbe a tempo indeterminato... Come non assumono nessuno? Lei sì! Per me è andata a letto con il Capo del Personale..."
Quando mi alzo e le passo davanti per cambiare vagone, maldestramente a causa di uno scossone del treno le urto il gomito. Il telefonino le cade, mentre io seguo l'arco che disegna e mi preparo. Quando tocca terra allungo la gamba: vorrei schiacciarlo fino a sentirlo scricchiolare sotto il mio tacco. Emettere una sorta di guaito meccanico. Non oso.
Lei è, o sembra, costernata: vorrebbe parlare, ma grazie a Dio è finalmente afona a furia di produrre saliva.
Perché comportarsi in questo modo? Perché salire sul palcoscenico dando vita a quello streotipo femminile: complice con l'amica, insofferente al controllo materno, seducente/aggressiva con il compagno? Mi sono chiesta ascoltandola quanto fosse faticoso. E quanto rassicurante.
E quanto la tecnologia evidenziasse i bisogni. Il desiderio di comunicare, di socializzare non è cambiato: è cambiata la modalità della comunicazione.
Con quali conseguenze?