lunedì 12 ottobre 2009

Ancora sulla scrittura

E' rimasta lì per una vita, come una bomba inesplosa sepolta sotto pochi metri di terra , la mia passsione per la scrittura. In attesa, mentre io raccoglievo sulle labbra, negli occhi della gente le loro storie, scrutavo invadente ogni volto e alla sera, quando i figli erano a letto e la cucina in ordine, nell'agenda, dove gli impegni si mangiavano ogni scampolo della giornata, infilavo un commento. Di straforo. Ma il tempo, quel tempo di donna che ha una valenza che le ore dei maschi non conoscono, volava. I figli crescevano: adolescenze difficili da figli di separati, venate di rancore. Gli impegni sempre più fitti, le sere che, nella cucina ora in disordine, mi sorprendevano addormentata sui compiti da correggere.

La scrittura richiede calma, tempo e la dedizione assoluta delle passioni. Non potevo permettermela. Ma dentro la mia testa una storia, cento storie si ritagliavano spazi, vite parallele alla mia. Patologicamente distratta, sentivo fioccare le critiche di mia madre, sul lavoro qualche sorrisetto. Quella bomba inesplosa vibrava sotto i miei passi, anche i più leggeri. L'estraneità al mondo che mi circondava aumentava. Invano le mie radici cercavano la loro terra.

Intanto i figli s'incamminavano lungo le strade del mondo, nascevano i nipoti. La cucine ora di nuovo in ordine - a me bastavano un'insalata e un pezzo di formaggio, dopo tanto cucinare - sul tavolo libri e quaderni, ma non quelli dei miei alunni: non insegnavo più.

Il botto non si è sentito quando la bomba è esplosa, la deflagrazione l'ho avvertita soltanto io. Sono volata, come il Barone di Munchausen approdando là dove i segni non vengono lasciati dai passi, ma dalle parole e il tempo lo si misura in pagine sfogliate. Nata dalla scrittura quella terra è una storia.
Un libro la racchiude.