giovedì 24 settembre 2009

Libertà d'informazione

Annozero ricomincia e affila i denti. L'argomento è la libertà d'informazione, la madre di tutte le libertà. Si susseguono gli interventi: mi rimane dentro la tracotanza del Premier che una gestualità incontrollabile evidenzia prima e più delle parole: i sorrisi falsi che si spengono in ghigni, le battute volgari, le minacce nemmeno più larvate, gli sguardi che rivelano un'anima venduta al dio Denaro e da questo ridotta a landa gelata. L'uomo, che della libertà ha fatto la sua bandiera e che bulimicamente se ne appropria, sembra deciso a lasciarne ben poca agli altri, stampa in primis che, non soltanto non rispetta, ma tenta di condizionare, zittire e umiliare. Si profila sul Paese l'ombra nera di una politica autoritaria che attenta a una democrazia, vanto di uomini che avevano provato sulla loro pelle il morso feroce della dittatura, che il popolo di santi, navigatori e poeti forse ha ingoiato in fretta, senza digerirla. E' arrivato il momento di aguzzare lo sgurdo per valutare il pericolo. Negli occhi da biscia di Feltri affiora solo la rabbia, le guance cascanti tremano quando diventa oggetto di critica e la testa in bronzo di Mussolini, sul suo scrittoio, rende superfluo ogni ulteriore commento. I servi leccano la mano al padrone... e offendono, dando il meglio di sé quando l'interlocutore è una donna, dimostrando - come il padrone - di considerare l'altro sesso degno di nota solo sotto le lenzuola. Bocchino e Belpietro ringhiano contro l'unica gornalista presente e a me, donna che ascolta e guarda, cadono le braccia di fronte a politici che, oltre a essere incapaci e fautori di una politica predatoria nei confronti del Paese, mi ricacciano indietro ai bei tempi mussoliniani in cui le donne servivano soltanto a sfornare braccia per l'agricoltura e carne da cannone. E mi chiedo come sia possibile non capire in che mani siamo caduti, non valutare l'affanno di coloro che informano, non assicurare ai giornalisti tutto l'aiuto, la solidarietà di cui non possono fare a meno in questo momento. Perché non è facile essere "contro" e chi non ossequia il potere rischia, in questo Paese: rischia e non poco! Ci sono però ancora molti giornalisti che vogliono e sanno fare il proprio lavoro, informando sulla reale portata della crisi che stiamo vivendo, sui pericoli che corre la democrazia, sulla mentalità mafiosa che dilaga come un'epidemia inarrestabile.
In questa politica di corto respiro, fatta da uomini a sua misura, non basta mettere un rinforzo nelle scarpe. Ci vuole ben altro. Ci vuole ciò che ha portato un uomo di colore alla Casa Bianca e che lo fa dire e fare ciò che dice e fa.
Ci vuole coraggio ma non si diventa santi, poeti e navigatori se non si osa...
"We can, ragazzi, we can!"