martedì 28 luglio 2009

Romanzo a puntate I Dellapicca

Il brusco passaggio dalla luce al buio gli snebbiò il cervello. Doveva calmarsi - pensò Sigismondo mentre, incespicando negli ostacoli che non riusciva a vedere, chiamava Teresina.
" Teresina, porta un lume...Teresina!"
Poco dopo la porta si spalancava e la ragazza, appoggiata la lampada sul tavolo, spariva con la stessa velocità con cui era apparsa, quasi il vento, che andava aumentando d'intensità, se la fosse portata via. Sigismondo, alzando gli occhi verso il Moro, gli chiese: "Allora, come sono andati gli affari?" aggiungendo, con una pausa significativa "Pensavo che non ti avrei più rivisto, e forse sarebbe stato meglio".
" Ho riportato la nave e ho salvato il carico. Siamo incappati in una brutta tempesta, una delle peggiori che io abbia mai visto". Parlava lentamente, studiando il suo ex padrone, conscio della pessima accoglienza che gli era stata riservata e di quel furore, appena trattenuto, che alterava il Veneziano. Maria aveva abbandonato la stanza troppo in fretta, senza nemmeno guardarlo e la servetta sembrava terrorizzata. Forse Sigismondo aveva saputo? Ma, in tal caso, sarebbe andato subito da lui e l'avrebbe passato a fil di spada davanti ai suoi uomini. Che idiota era! Attribuiva al suo vecchio padrone le reazioni che avrebbe avuto lui. Era l' avidità, il suo bisogno di denaro che gli gelavano le parole in bocca, permettendogli solo quelle battutine da educanda per fargli capire che sapeva, ma che avrebbe finto di non sapere. E, ora, nascondeva la sua vigliaccheria dietro all'arroganza, tentando di umiliarlo, tenendolo in piedi là davanti a lui, seduto, stravaccato sulla sedia, a incenerirlo con quello sguardo carico d'odio.
Lo fissò, cogliendo la pinguedine che lo appesantiva, il colore giallognolo di chi vive di notte, l'alone scuro degli occhi che brillavano di un eccitazione malata, frutto della rabbia che l'aveva assalito alla sua vista e non certamente di una vitalità, che era ben lontano dal possedere.
Anche il Veneziano, lo studiava pensando:" Ci sei arrivato, finalmente, diavolo di un nero, che nemmeno i tuoi compari dell'inferno ti hanno voluto...Hai capito che so. Hai paura? Non si direbbe a guardarti. E allora perché non ti fai sotto, perché non reagisci alle mie provocazioni? Cosa pensi di fare?"
Ma, quando aprì la bocca per parlare, disse soltanto" Be', sei qui. Ora sono stanchissimo, Ti aspetto domani al magazzino" e, effettivamente, appariva provato, mentre con un ultimo gesto di spregio indicava la porta all'uomo, sussurrando: "Non ti trattengo oltre" e il Moro, che era rimasto immobile, quasi pietrificato fino a quel momento, dopo un'ultimo sguardo, che sanciva una tregua stabilita dai bisogni, di denaro del Veneziano, di quella donna che aveva invano tentato di dimenticare nelle bettole e nei bordelli di ogni porto, infilava la porta lasciando il Veneziano in compagnia dei suoi pensieri e dell'urlo del vento che si abbatteva con violenza sulla casa, quasi tentasse di sradicarla facendola volare nel cielo cupo dove fredde brillavano le stelle. (continua...)