mercoledì 24 giugno 2009

I Dellapicca

Lo sposo attendeva impaziente, lo sguardo fisso sul riquadro luminoso dell’ingresso della chiesa. Refoli di vento scivolavano lungo la navata incrociando i raggi di sole che, spiovendo dal rosone della facciata, accendevano d’oro il pulviscolo polveroso che il vento sollevava.
Si passava una mano tra i capelli, Sigismondo, mordicchiandosi il labbro.
La sposa, come di dovere, tardava.
Finalmente, ebbe l’impressione di udire un cigolio di ruote, poi una nuvola di tulle occupò l’ingresso mentre, in omaggio alle sua Venezia, le note dell’Adagio di Albinoni cadenzavano il lento avanzare della sposa lungo la navata e Sigismondo si chiedeva, stupito, le ragioni di quel matrimonio che lui, scapolo impenitente e inguaribile ‘cotoler’, aveva accettato di contrarre. L'unica risposta che era riuscito a darsi era che che sarebbe stato l’unico modo di avere finalmente quella donna che, fin dal primo momento in cui l’aveva vista, gli aveva incendiato il sangue, quella donna che per lui era diventata un’ossessione, un pensiero fisso che gli rodeva l’anima e gli annebbiava, come una sbornia mal smaltita, il cervello.
Di quella giornata avrebbe ricordato poi lo stupore spaventato nello sguardo di Maria, le sue mani scure sulla pelle della giovanissima sposa, i fiocchi strappati, e il vestito che volava giù dal letto, come una nuvola in corsa in un cielo estivo. Dei singhiozzi di Maria non avrebbe saputo nulla. Addormentato sulla sua spalla mentre, al piano inferiore, il pranzo di nozze si dilungava in una serie infinita di portate, inframmezzate da battute salaci, e ripetuti brindisi, il Veneziano, ora, russava sonoramente. Il sole scivolava nella stanza illuminando il grande letto posto al centro, con il baldacchino dorato e le tende che lo racchiudevano, imprigionandolo come una gabbia.
Maria, che si era avvicinata alla finestra, guardava il mare rabbrividendo nella camiciola di tela di Fiandra.
“Aveva fatto ciò che voleva sua madre” pensò, mentre il sole iniziava la sua parabola discendente verso il mare, quel mare che lei tanto amava e che, quasi a suggellare un sacrificio, si stava tingendo del colore del sangue…
“Era la contessa Dellapicca, era la contessa Dellapicca” continuava a ripetere a se stessa, lasciando cadere lo sguardo sulla camiciola che la copriva appena facendola sembrare una bambina spaventata più che una donna alla sua prima notte di nozze. (continua...)

cotola = gonna
cotoler = chi va dietro alle gonne