sabato 18 aprile 2009

Mestiere di scrivere
Piccolo aiuto per aspiranti scrittori!

Scrittura

E’ da tempo che nella mente mi frulla una domanda alla quale non sono in grado di dare una risposta. Io scrivo. Da quando? Da sempre direi. Da quando forse, bambina, negli album dei ricordi – che allora erano di gran moda – non mi limitavo a fare qualche osceno cerbiatto o una casetta con le montagne sullo sfondo, ma completavo il tutto con un brevissimo racconto o qualche considerazione personale. Un po’ più grande fui appassionata scrittrice di diari che, di solito, venivano gettati nell’immondezzaio in occasione dei traslochi.
Poi ci furono gli anni del doppio, triplo(?) impegno: tre figli da crescere da sola, il lavoro, la casa…Alla lettura non rinunciai mai, al sonno, per finire un libro, spesso sì. Ma quel ritmo di vita forsennato andò, gradatamente, allentandosi: prima se ne andò un figlio, poi un altro. Arrivò la pensione.
Una mattina di un giorno qualunque, mi alzai, riempii la moka, accesi il gas, riepilogando mentalmente, com’era mia abitudine fare, gli impegni della giornata. Ma, con meraviglia che subito dopo si tinse di angoscia, realizzai che non avevo nulla da fare: nessuno aveva più bisogno di me. Quanto ci volle per capire che potevo fare qualcosa per me stessa? Non poco, siamo bipedi abitudinari e una vita al servizio degli altri non è facile da modificare.
Per farla breve passai “un inverno del nostro scontento” in compagnia del gatto e dei pensieri più neri, persa e spersa tra le brume padane. Ero stata costretta a comprimere le mie esigenze ai minimi termini e quindi non conoscevo il piacere di starmene a lungo sotto la doccia, farmi una maschera per il viso, andare dal parrucchiere, sedermi in un caffè all’aperto, sotto al sole, lasciando scivolare lo sguardo sulla fauna cittadina. Quanto alle mie necessità alimentari, un trancio di pizza o un panino, e, per far festa un’insalata, ci voleva poco a soddisfarle.
Cosa innescò il cambiamento? Il computer. Decisi, tra i sorrisetti ironici dei figli che si davano di gomito, di imparare a usarlo. Non fu facile, ma la costanza non disgiunta da un bel po’ di lezioni, ebbe la meglio.
Perché mi decisi a usare il pc? Non solo perché sono curiosa e amerei confrontarmi con gli altri, ma anche perché avevo sentito la voglia, direi più correttamente la necessità, di scrivere una storia: non un racconto, men che meno un diario, proprio un romanzo.
Avevo avuto molto tempo per riflettere e dentro di me cominciavo a realizzare che questo tempo che mi stava angosciando, che sentivo come un’animale acquattato nell’ombra e pronto a divorarmi, poteva avere una valenza positiva, poteva diventare una ricchezza da usare, da sfruttare.
Cominciai a scrivere nelle interminabili giornate estive, al mattino saltavo giù dal letto con un programma ben preciso che mi frullava in testa. Il tempo volava, ma era tempo mio, finalmente, e lo usavo per me. Così sono nati “Confine immaginario” e l’anno dopo “Come me”.
Ho scritto anche tante altre cose e l’altro giorno su Technorati ho trovato il mio blog tra i top al tag racconto. E’ stata una bella soddisfazione! Probabilmente non pubblicherò mai i miei libri, ma so per certo che scrivere è quello che avrei voluto fare e scrivere è quello che farò negli anni a venire.
Mi rimane questo dubbio: cos’è che fa di una persona che scrive uno scrittore?
Il lettore? Tanti lettori? Un editore? La passione, o la fantasia? Il tutto non disgiunto da un pizzico di fortuna?
Giro a voi blogger l’arduo quesito.