venerdì 10 aprile 2009

Kappa prende due piccioni con una fava

Non restava che una cosa da fare: indagare, sì, scoprire la verità, diventando da inseguito, inseguitore! Sbirciò dalla finestra. L'uomo che lo pedinava doveva essersi mimetizzato. Si tolse la testa da umano e, libero da interferenze emotive, attivò le protesi che gli permettevano notevoli estensioni sensoriali. Individuò immediatamente il suo inseguitore, mimetizzato sotto un casco da motociclista e fasciato in una tuta di pelle nera che lo rendeva difficilmente riconoscibile, ma non ai mezzi visivi potenziati dell'uranoide. Avrebbe copiato Ics, Punto di Domanda, come aveva soprannominato l'uomo che gli era stato messo alle calcagna, si sarebbe bardato nello stesso, identico modo, e forse avrebbe "preso due piccioni con una fava". Sorrise, rendendosi conto che stava usando un linguaggio che non era il suo, ma che faceva ormai parte della creatura dai contorni incerti che in lui si stava delineando. Uscì in fretta, poi, approfittando di una distrazione di Ics, infilò la porta scorrevole e girò nel primo vicolo alla sua sinistra, seminando il suo inseguitore. Non era ancora passata un'ora quando, in perfetta tenuta da motociclista, si piazzava davanti all'albergo di Dorina, mimetizzandosi tra la folla.
La pioggia aveva smesso di cadere e un pallido sole autunnale diffondeva per le calli una tonalità di luce ambrata che scivolando sui palazzi ne evidenziava tutta la decadente bellezza.
Alcuni venditori ambulanti offrivano la loro merce decantandone ad alta voce la qualità. Lo sciabordio dell'acqua amalgamava i suoni dando loro il ritmo morbidamente cadenzato di una ballata. Kappa controllava l'uscita dell'albergo.
Eccola! Indossava un cappotto rosso, borsa in tinta e, intorno al volto chiaro dai tratti minuti, quasi un'aureola da santa, l'ombra fulva dei capelli. Era un'apoteosi di rossi che sembrava essere scaturita dal pennello di Tiziano.
Si guardò intorno, incerta, poi con passo esitante si diresse verso di lui.
Il sole, che accendeva il rosso dei capelli, le illuminava lo sguardo nel quale una domanda affiorava mentre, accostandolo, gli sussurrava:" Cosa fai qui?" (continua)