giovedì 2 aprile 2009

La grande sfida

La giornata estiva rischiarava anche gli angoli nascosti della città, illuminando di luce la pelle di Dorina. L’abito nero accentuava la fragilità del suo corpo, facendo risaltare l’onda rossa dei capelli che le alitava intorno al volto, punteggiato di efelidi rosate, accendendo di bagliori da incendio estivo i suoi occhi che lo scrutavano assorti.
Kappa, anche se distratto dal candore della sua pelle, l’ascoltava attento, mentre lei gli chiedeva cosa l’avesse portato a Venezia: un lavoro? Esigenze di studio?
“ Sto compiendo delle ricerche per conto di una Fondazione che sta allestendo una mostra sugli ultimi anni della Repubblica fino all’abdicazione del Doge, il primo Governo austriaco e gli anni di Napoleone…” le rispose.
“ Ah, interessante ” .
“ Sei americano, hai detto. L’America è grande, da dove…”
“ Vivo a New York, ma la mia famiglia, di origine italiana, era veneta: per questo conosco la tua lingua” lui le rispose.
I suoi circuiti registravano, allertati, ogni sfumatura nella voce della donna, cogliendo nei suoi occhi domande alle quali non avrebbe potuto rispondere.
Il suo ultimo rapporto a Urano era stato ritenuto poco preciso e, soprattutto, contraddittorio nella parte conclusiva, anche se il resoconto era stato giudicato di gradevolissima lettura. Kappa veniva bacchettato sulle dita e invitato ad attenersi alle istruzioni ricevute: era in missione, non in gita di piacere. Altri umanoidi sarebbero partiti dal pianeta nelle settimane successive distribuendosi sulla Terra secondo un piano prestabilito.
La missione era appena all’inizio, il materiale raccolto risultava abbondante e interessante. La celebrità conquistata con il conferimento del Golden Prime come blogger dell’anno faceva sì che il suo blog fosse frequentatissimo e oggetto di polemiche feroci che lo lasciavano sempre un po’ incredulo, anche perché, a suo avviso, distoglievano l’attenzione degli umani da problematiche ben più pressanti e urgenti. Perché, ad esempio, i notiziari riservavano la loro attenzione a vere e proprie sciocchezze tacendo sui pericoli, tanti e gravi, che affliggevano la terra? Succedeva in tutti i paesi e sembrava qualcosa di preordinato, ma a vantaggio di pochi.
Erano divisi in caste gli umani e alcune, potentissime, comandavano, ma fingendo di fare gli interessi delle caste più deboli e povere.
La terra era un groviglio quasi inestricabile di menzogna e verità tra loro intrecciate, ma era nel cervello degli uomini, che aveva inventato realtà immaginifiche come l’anima, il cuore, non inteso come muscolo cardiaco, e altre simili amenità, che bisognava indagare.
Tutte le costruzioni umane venivano dal cervello, che a Urano ormai erano in grado di replicare, ma non ancora di correggere.
Questa era la grande sfida su cui si reggeva la missione.