martedì 24 febbraio 2009

Giovani

Marco Freccero rimanda, sul suo blog, a Francesco Alberoni che, dalle colonne del "Corriere della Sera " invita i giovani a spegnere YouTube e chat per una moratoria.
La prima cosa che mi viene in mente é: ci muoviamo nell’ambito delle Scienze sociali dove si parte con la formulazione di campioni che dovrebbero essere rappresentativi di una certa realtà. Ma stiamo già usando il condizionale.
Qualcuno butta giù: “I giovani non… oppure i giovani si… “
I giovani? Che età hanno e, soprattutto chi sono: una massa omogenea oppure un gruppo estremamente variegato?
Sono i ragazzi dei grandi centri urbani che vivono in periferia, quelli che risiedono nel centro storico, i ragazzi di provincia: del Sud o del Nord del Paese? Dell’Emilia “rossa” o del Veneto leghista?
Laureati, diplomati, usciti dalla scuola dell’obbligo, analfabeti di ritorno o analfabeti tout court? Figli di divorziati, di separati, di disoccupati, con madri lavoratrici o casalinghe? Padri: operai, professionisti, oppure imprenditori? Famiglie ricche, povere, poverissime, middle class. E i figli degli extra comunitari li inseriamo?
Sono giovani che già lavorano o giovani disoccupati; studenti: in corso o fuori corso.
Quali insegnanti hanno avuto: demotivati, incapaci, frustrati, in attesa di pensionamento o giovani e preparati docenti ancora pieni di sacro furore? E i loro genitori leggono o per casa hanno visto solo “ Chi” e “ la Gazzetta dello Sport” ?
E quando parlano dicono la verità o stanno mentendo spudoratamente? Leggono oppure no?
Se non si è letto fino ai quarant’anni non si legge più. E come la mettiamo con i carcerati che entrano ignorantissimi ed escono laureati?
I giovani sono: uomini, donne, gay, italiani o stranieri?
A questo punto penso ai miei figli: sono tre. Diversissimi.
Provocatoriamente mi chiedo quale valore possano avere le generalizzazioni e mi viene in mente una sola risposta: sono rassicuranti.