venerdì 6 febbraio 2009

Che tristezza

"Guai a chi fa la spia, non è figlio di Maria" si diceva da ragazzi. Or lo Stato qui s'impone: devi fare lo spione. Raccontare se un malato, poverino, è per caso un clandestino. Tu lo curi poi, però, lo denunci a chi non so. Lo schediamo, impacchettiamo e a casa lo mandiamo.
Quanti figli di Maria troveremo per la via? Se ti ammali, ora lo sai, per morire sono guai: qui imperversa il papa nostro e lo Stato già s'inchina a un'ennesima rapina. Prima all'estero si andava per salvarsi dalla fame, poi si andò per imparare - la ricerca qui languiva - e i cervelli trascurava. Poi partiron le coscienze che in Italia, ora lo sai, se denunci quelli tosti poi ti trovano fra i morti, suicidati o fatti fuori per aver detto "Signori, questa cosa non si fa!"
Or dovremo espatriare per, con dignità, crepare. Ma ecco, un dubbio ancor m'assale " non sarà così parlando che vi induco a trasgredire dello Stato ancor le norme..." Non vorrei di apologia, manco quasi so che sia, far le spese. Se censurano le idee quale libertà rimane? Né crepare, né parlare, men che meno allor pensare, in tivù solo guardare il Berlusca soddisfatto che imperversa a tutte l'ore. Che tristezza nel mio cuore!