sabato 31 gennaio 2009

Dove sono le donne? Non le vedo, eppure eravamo tante : la metà del cielo.

Mi chiedo come si sentano le Giovanne, le Magdalene, le tante donne che hanno subito uno stupro. Le statistiche parlano chiaro, ma soprattutto le confidenze femminili sussurrate a bassa voce, rivelano una realtà pesantissima: sono ben poche le donne che non siano state 'molestate', infastidite e, in qualche modo, oltraggiate e svilite da, più che richieste, pretese sessuali, se non ricatti indiretti, allusioni...
Lo stupro è un atto odioso che lascia segni indelebili, trasformando un'esperienza appagante e dolcissima com'è la sessualità consenziente, in una violenza che, paradossalmente, viene vissuta anche in termini colpevolizzanti dalla donna. Donna costretta a vedersi con altri occhi, quelli dello stupratore, quindi donna provocante, non vestita nel modo giusto (quale sarebbe?), non nel posto giusto (a casa a fare la calzetta? )non con l'approccio giusto, quindi in parte, almeno, colpevole. Di cosa e per cosa? Di essere femmina. Di stuzzicare gli appetiti maschili. Sembrerebbe, ma la realtà è ben più complessa.
Una lunga, interminabile storia di sottomissione femminile grava sul mondo delle donne che, profondamente diverse dagli uomini, ancora non riescono a considerare questa diversità in termini non negativi. Quanto frequente è lo scimmmiottare modi e caratteristiche maschili, da parte nostra? Anche il linguaggio ha il suo peso. Eccome! Una donna in gamba, forte e determinata è una donna con le palle. D'altro canto 'il potere' è gestito dai maschi. Su questo credo non ci siano dubbi e le eventuali eccezioni si limitano a confermare la regola generale. I 'vincenti' sono mediamente i maschi e, di conseguenza le regole che assicurano la vittoria sono stabilite da loro e adatte a loro. Le donne che volessero sfidarli nella corsa al successo dovrebbero elaborarne di proprie: autonome e legate a un retroterra diverso.
Ma che possibilità di successo avrebbero laddove tutto l'impianto delle regole fosse maschile?
Sembra che le conquiste femminili - che a mio avviso sono una realtà a macchia di leopardo - abbiano scatenato nel maschio, non in tutti, ovviamente, un'inquietudine, un'incertezza di fondo, un'insicurezza che ne avrebbe minato il senso d'identità. Ne sarebbero prova le difficoltà sessuali, in aumento nei maschi, registrate dalle statistiche. A differenza delle donne, bene allenate a reggere l'umiliazione - anche se pagandola in termini di maggiore depressione - i maschi la vivrebbero con rabbia e rancore, covando sentimenti negativi ai quali lo stupro darebbe la stura, liberandoli.
Lo stupro sembrerebbe essere frequentemente commesso ai danni di una donna conosciuta: amica, amante, collega di lavoro, moglie separata. Anche se le violenze messe in atto da un gruppo nei confronti di una sconosciuta sono plateali e hanno maggior impatto sull'opinionepubblica, lo stillicidio di violenze domestiche è ininterrotto e molto più pesante in termini numerici. Esiguo risulta, per evidenti motivi, il numero delle denunce fatte. Quindi è 'quella' donna che si vuole umiliare, non solo in quanto femmina, ma femmina che ha fatto scattare nel maschio sentimenti negativi. Lo stupro avrebbe allora poco a che fare con le sue attrattive femminili, quel suo/nostro essere fatte, anche per la Chiesa, della stessa pasta del diavolo e, come lui, tentatrici.
La risposta non può e non deve essere quella di rinchiudersi nelle proprie case, lasciando la notte agli uomini, che tra l'atro imperversano già di giorno, ma dovrebbe essere una risposta differente. E' il discorso sulla diversità, sul rispetto, sull'orgoglio di essere donne, sulla maternità - quel Giano bifronte che prima o poi, tutte dobbiamo affrontare (vuoi come rimpianto, rapporto con le madri, rapporto con le figlie e i figli) - che deve riprendere.
Con la forza, con la determinazione, con il coraggio e con quella capacità di capire con il cervello, ma anche con l'istinto, che noi donne abbiamo e di cui possiamo e dobbiamo essere fiere. Perché anche se poco visibili, come in questo momento storico, siamo comunque la metà del cielo, e un mondo che sta cambiando a velocità vertiginosa, richiede anche il nostro cambiamento e, necessariamente, anche il nostro apporto.