lunedì 20 ottobre 2008

Amicizia

Erano diventate amiche notandosi a quella riunione di genitori: madri, con la messa in piega appena fatta a incorniciare solidi volti di donna, che tradivano origini contadine.
Corpi un po’ inquartati, abiti spazzolati e stirati, troppo alla moda per essere di gusto.
Lei aveva un maglioncino azzurro con disegnato, cucito o stampato?, un Topolino in braghette corte dai colori accesi.
Era evidentemente annoiata.
Si agitava sulla seggiola sbuffando, una cascata di riccioli scuri, spettinati, che le danzava intorno al viso.
“ Non ti ho mai vista...”
“ Abito qui da poco… “
L’altra la squadrò, una punta di diffidenza superata dalla curiosità.
“ Da dove vieni? “
“ Sono triestina “ e il sorriso le faceva affiorare piccole rughe intorno agli occhi chiari
che la osservavano curiosi.
“ Cosa fai? Lavori? “
“ Insegno alla Scuola alberghiera…”
“ Perché non ci prendiamo un caffè? “ e poi, in fretta, “ O, tuo marito ti aspetta per la cena? Sono quasi le otto “
“ Sono separata “ e anche la voce dell’altra sembrò spezzarsi.
Tutti si stavano alzando rumorosamente, le sedie stridevano sul pavimento, qualcuno si fermava a scambiare due parole con il vicino. Qualche bibiglio veniva sussurrato, seguito subito dopo da sorrisini compiaciuti e espressioni di meraviglia.
Le due donne venivano tacitamente isolate ed evitate dal gruppetto che guadagnava l’uscita, scivolando loro intorno.
“ Andiamo…Come ti chiami? “
“ Lodovica. Tu? “
“ Giuliana “
Scesero le scale e uscirono nel cortile.
“ Come ti trovi qui? “ chiese Giuliana
L’altra rise, facendo un gesto eloquente con la mano per indicare lo spazio intorno a sé.
“ Brume, neve…”
“ Brume dentro e fuori “ e sospirò.
“ Sono vedova “ mormorò l’altra.
“ Ah “
Si strinsero nelle giacche.
L’aria intorno a loro esalava afrori stantii di umidità.
Un lampione accese d’oro la notte.
Non sapevano che il destino aveva in serbo per loro altri dolori.
Erano ancora giovani.
Speranzose.
Camminavano insieme, riscaldandosi una della presenza dell’altra.
Amiche in quella notte senza stelle.
Amiche davanti a quel beffardo destino che la vita aveva e avrebbe loro assegnato.