mercoledì 1 ottobre 2008

Ancora sul blog.

Ragazzi, oggi ho scrittto il mio centesimo post.
La mia grafomania deborda, ma il web è un mare, anzi un oceano pronto ad accogliere tra i suoi flutti, anche le mie parole. In un bla bla assordate cosa fanno 100 miserabili post? Un sussurro, un alito di vento. Altro che lifting! Altro che antidepressivi: aprite un blog! che, oltre tutto, è privo di effetti collaterali. Invece di non farti pensare, imbambolato e emotivamente sedato, aggredendoti sui tuoi pensieri fissi maniacal/ossessivi, ti stuzzica, ti sollecita, ti risveglia, ti spedisce fuori, letteralmente, nel mondo, a chiacchierare di ciò che ti è più congeniale.

Nessuno ti ascolta? Perchè a 80 euro per venticinque minuti di supporto psicologico, disteso su un lettino, voltando le spalle all'analista - geniale Freud, non c'è che dire, anche nella scelta dell'ambiente e del posizionamento - ti ascolta qualcuno? E se sbirciando alle tue spalle cogli lo psicanalista a palpebre abbassate? E' per concentrarsi su ciò che emerge dai tuoi monologhi? No, è per farsi un bel sonno, tanto sei tu, paziente, che devi, raccontando, cogliere le contraddizioni, calarti nel pozzo senza fondo dei ricordi a recuparare brandelli di vissuto da incastrare uno accanto all'altro per farne un bel puzzle.
Prezzo, a lavoro finito, ammesso e non concesso che si finisca? Sorvoliamo!


Il blog è il regno, incontrastato, della parola: si nutre, si alimenta, s'ingozza di parole.
Ecco, il problema forse è proprio questo: non c'è un filtro. Ma dove c'è, è valido? Il bla, bla televisivo chi lo filtra? E soprattutto in funzione di quali obiettivi si effettua la cernita? Idem per i giornali. Qui è come sui banchi dei mercati di strada: hai davanti un'accozzaglia di robaccia, dentro la quale devi mettere le mani e cercare. E spesso, io sono una patita dei mercatini, puoi trovare qualcosa di bello, strano, originale. Costo: di un caffè al bar. Quindi dal blog, se uno aguzza l'orecchio, sale un mormorio, confuso nel bla, bla,una musica nuova che potrebbe diventare canto, che - chissà! - potrebbe essere diversa e... spontanea, non orchestrata dall'alto.
Vi sembra poco?


Il blog è libero, ancora libero in una società astuta che ha sostituito la libertà con la sua rappresentazione. Essendo libero è creativo. Nel mio primo e esitante post ho parlato di una stanza virtuale, facendo mio il bisogno di uno spazio che mi appartenesse, perchè più si riduce la spazio fisico più la fantasia ha bisogno di prendere il volo.
E se a qualcuno il tuo blog non andasse a genio? Clicca e passa oltre. Non ti legge. Viceversa ti lascia un commento, si presenta, ti comunica il suo indirizzo. E' un blablagare molto più gratificante, vitalizzante e tonico. In fondo, anche se dici delle cavolate, ti tollerano, ti consentono ( anche quelli che non sopportano Berlusconi) di esprimere il tuo parere. Spesso non lo condividono, ma te lo spiegano, dedicandoti un'attenzione che in famiglia te la raccomando.
Se grugniscono - i figli - è già molto, uno scambio di opinioni te lo concedono a Natale, quando sanno che sotto l'albero c'è il regalo.


Quando si discute, qualche volta succede, essendo tutto scritto - carta canta e villan dorme, non ti possono dare della visionaria, accusandoti di esserti inventato una certa frase. E' un po' come in un commissariato di polizia: " la qui presente a domanda risponde..." e ciò che dici assume una valenza, un'importanza che ti gratifica. Il concetto della traccia, sia pur lieve come bava di lumaca, riscalda il cuore di noi poveri e polverosi mortali destinati alla dissoluzione.

Quasi, quasi lo suggerisco al mio analista che ho incontrato, in metrò, che fissava muto, tetro, il viaggiatore accanto a lui. Quando gli ha chiesto:" Che ne pensa della crisi finanzia.. " quello, scocciato, ha fatto un passo avanti e si è messo a fissare il vuoto, fuori dal finestrino, quasi sperasse in una materializzazione, nel buio, di Valeria Marini. A furia di bla, bla, anche se percepiti soltanto come rumore di fondo, è andato un po' fuori di testa anche lui. Gli ho infilato in tasca l'indirizzo del mio blog e, muta, gli ho fatto un cenno di saluto con la manina. Era conciato proprio male!