mercoledì 10 settembre 2008

L'ultima abbuffata

Era arrivata non molto intimidita - forse troppo poco per i suoi gusti - la prima ragazza che suo figlio aveva deciso di farle conoscere. Lei l'aveva invitata a pranzo.
Quel pranzo, in famiglia, rimase memorabile.
All'arrivo del dolce, lei non ebbe più parole per scusarsi.
Quando i due ragazzi se ne andarono, gettò tutto nel pattume, compresa l'illusione, idiota, che ogni situazione potesse essere affrontata con la razionalità.
Le madri sono gelose dei figli? Beh, lei evidentemente sì.

Poi la razionalità riprese il sopravvento: ora quando uno dei ragazzi le faceva conoscere il compagno o la compagna di turno, cucinava in modo accettabile, ma, caso strano, quando venivano a mangiare i figli, la pasta era un pastone inestricabile, l'arrosto bruciava, il pesce, in compenso, era crudo...
E quel baccalà, passato nella pastella e fritto, quella volta al mare con il suo compagno, con il sole che entrava dai finestroni scaldandole la pelle e friggendo anche lei in una panatura dorata?
Anche quel baccalà e quel pomeriggio rimasero memorabili.
E allora?
C'è una relazione tra cibo e amore?

Il linguagggio sembrerebbe sottolinearla: il cibo è spsso fatto "con amore", ci si ciba del profumo, delle parole di chi si ama, il bambino non "ci" mangia, quando ci si sente soli si mangiucchia...
Il vuoto interiore, quello dell'anima, si colma spazzolando tutto ciò che si trova, riempiendosi lo stomaco.
Intorno a noi, basta passare qualche ora seduti al tavolino di un bar, gli obesi, grandi e piccoli, crescono come funghi dopo le piogge d'agosto. Anche perchè il cibo è la droga più facile da procurarsi e, ancora, la meno costosa, mentre l'amore non è in vendita su nessun banchetto, a nessun prezzo.

Ricordava che, per vedersi riflessa negli occhi di sua madre, ne catturava l'attenzione con tentativi di digiuno, che l'appetito di quegli anni, immediatamente, stroncava.
Ma, allora, il Paese era appena uscito dalla guerra, il cibo era cibo punto e basta. C'era stata la fame, quella vera, quella che faceva catturare i colombi sul terrazzo a sua nonna con complicate trappole che la lasciavano sconvolta. Poi, si faceva il brodo e il colombo veniva imbottito con il pangrattato e molti odori, perchè il parmigiano era introvabile e le uova erano una manna del cielo.
Ricordava che, una volta, ne aveva liberato uno dalla trappola, facendo imbestialire suo padre che l'aveva spedita a letto senza cena, per punizione.
Dopo un po' sua madre le aveva allungato un panino di nascosto dal marito e il gusto di quel pane fatto di disobbedienza coniugale, amore materno e colombo arrostito le sembrava di ricordarselo ancora... Come la gente: magrissima; di diete non si parlava. Allora.

Ora, i supermercati scoppiano di offerte alimentari di tutti i tipi e i giornali propongono (impongono?) modelle eteree dagli occhi incavati dalla fame. La società, in cui viviamo, che crea il problema per commercializzare - guadagnandoci - sull'antidoto, ingoia sentimenti, avvelena e corrode tutto ciò che incontra sulla propria strada.

Siamo all'ultima memorabile e, forse, definitiva abbuffata?